La Roma rinasce a New York

La Roma rinasce a New York

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rassegnastampaCORRIERE DELLO SPORT – M. EVANGELISTI – Stavolta non si sposta. Venite voi se volete parlarmi, anzi, venite voi e pure in fretta. James Pallotta, presidente della Roma, capocordata del business americano nel nostro calcio, vuole sentire con le proprie orecchie, senza filtri tecnologici, che cosa abbiano da dire Walter Sabatini, Italo Zanzi, Mauro Baldissoni. Vuole che sentano anche gli altri soci, Michael Ruane, Richard D’Amore, Thomas DiBenedetto. Zanzi era già a New York, Mark Pannes anche, Sabatini ha preso ieri l’aereo.(…)

L’ILLUSIONE – Nulla era trapelato di questo viaggio che allunga il giro del mondo di Sabatini. Dunque è lecito ritenere si tratti di una convocazione d’urgenza. I brontolii dei tifosi devono aver superato l’Atlantico. Pallotta, va detto, ha le orecchie sensibili. E poi una bella riunione plenaria prima che si cominci davvero a preparare la stagione del giudizio ci sta bene. Negli uffici newyorkesi della Raptor, la società di Pallotta, il presidente chiederà conto al direttore sportivo e agli altri dirigenti di quello che sta succedendo. Di che cosa è rimasto dell’illusione statunitense di trasformare in oro la Roma con un tocco. E poi getterà altri soldi sul tavolo, perché uno straccio di certezza sul denaro disponibile per il mercato Sabatini, colpevole o no, dovrà pure averla. Gli americani avevano intenzione di investire 20 milioni, più i ricavi delle cessioni. Cessioni che, a parte Stekelenburg, potrebbero fornire un autentico tesoro tra De Rossi, Osvaldo, Pjanic e (ma sarebbe un errore imperdonabile e da quel che si sa Sabatini neppure ci pensa) Marquinhos. (…)

E poi Pallotta vuole sapere perché la Roma ci abbia messo tanto a trovare un allenatore e chi sia questo sergente panzone di cui sente parlare. Non può immaginarsi che Rudi Garcia è un ballerino dalle spalle larghe e dalla mandibola a parallelepipedo. Comunque dirà sì al tecnico francese, perché sulle questioni di campo Sabatini ha la sua piena delega. (…)

I NOMI – Ma ancora di più gli stati generali della Roma devono rimettere sulla strada ferrata l’intero treno deragliato quella sera del 26 maggio. Poco delle idee originarie della Roma targata Usa è stato realizzato. Occorre un ripensamento generale di tutto il progetto, perdonate la parolaccia. Non è possibile rinviare ogni innovazione al momento in cui il nuovo stadio verrà inaugurato, semmai lo sarà. Dell’impianto da cominciare a costruire (entro l’estate arriverà il progetto definitivo) Pallotta, Sabatini e gli altri parleranno, eccome.

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