IL TEMPO (T. CARMELLINI) – Sette gol incassati nelle ultime due partite contro Sassuolo e Bologna: un punto conquistato in casa dall’inizio dell’anno. Serve altro? Difficile pensare che questa Roma possa andare da qualche parte, altro che zona Champions. Contro la squadra di Mihajlovic, orfana di molti titolari, i giallorossi confermano quanto di brutto fatto vedere la settimana scorsa ed escono con le ossa rotte tra i fischi dell’Olimpico. Imbarazzanti. Fonseca che ha ancora negli occhi il disastro col Sassuolo prova a cambiare e fa anche peggio. Rischia Mkhitaryan dall’inizio e da fiducia a Perotti mandando Kluivert in panchina. Dietro rientra Kolarov con Spinazzola fuori e Santon dall’altra parte del campo. Ma il primo tempo boccia le scelte del tecnico perché si vede forse la peggior Roma della stagione. Senza gioco ne idee i giallorossi vanno in bambola e rischiano di affondare sotto i colpi del modesto Bologna. Ogni volta che la squadra di Mihajlovic varca la metà campo offensiva, la Roma va in tilt, si blocca e mostra tutti i suoi limiti. Smalling regredito in maniera preoccupante, Mancini in avvio un po’ meglio dell’ultima volta ma far peggio di quanto visto al Mapei Stadium sarebbe stato davvero difficile. Nelle altre zone del campo la situazione non è migliore. A centrocampo pesa dannatamente l’assenza di Diawara con Cristante che sembra ombra di se stesso, sbaglia tutto il possibile e rimedierà nel finale un rosso sacrosanto che lascerà la Roma in dieci per l’assalto finale. Veretout da solo può poco, per non parlare del lavoro fatto sulla fascia da Perotti: praticamente nullo. Dzeko poi non riesce ad uscire dal suo torpore irritante e quasi contagioso (primo tiro in porta al 79’). Così bastano 16 minuti al Bologna per passare di fatto alla prima occasione vera complice una clamorosa gaffe di Smalling: Orsolini ringrazia. La Roma si rifà sotto grazie all’autogol di Denswil (altro giro a vuoto di Dzeko), ma è tutto inutile. Dieci minuti dopo il Bologna raddoppia: l’incubo porta ancora la firma di Barrow ma stavolta è decisiva l’incolpevole deviazione di Santon. La Roma lascia il campo all’intervallo tra i fischi dell’Olimpico inferocito e la ripresa è anche peggio. Perché non cambia nulla, anzi c’è il tracollo. Al solito Barrow bastano sette minuti per fare ancora male alla Roma: stavolta la bambola è di Mancini, ma a questo punto cambia poco. I giallorossi sono morti e nemmeno il bel gol di Mkhitaryan che riporta il risultato sul 3-2 cambia qualcosa: finisce così. Difficile pensare a un obiettivo qualsiasi con una squadra così che non gioca più il suo calcio, non ha punti di riferimento e che adesso sarà molto difficile rimettere in piedi. L’Olimpico fischia e fa bene. Pensare al match con l’Atalanta di sabato prossimo fa venire i brividi.