Un po’ sfortunata, ma molto più colpevole, la Roma esce dalla Champions League con un pesantissimo 3-0 e lascia strada allo Shakhtar Donetsk di Mircea Lucescu, che entra così con merito tra le migliori otto squadre d’Europa. Peccato, perché il primo tempo della gara di Donetsk era stato gestito con personalità, almeno fino a tre snodi fondamentali: 1. il gol di Hubschman al 18’, in sospetto offside, la prima volta che gli ucraini erano usciti con pericolosità dalla loro metà campo; 2. il rigore conquistato e poi sbagliato da Borriello al 28’: il rigorista era Pizarro, ma l’ex milanista ha fatto di testa sua e Montella ha provato a scherzare a denti stretti «il prossimo lo tiro io» ; 3. l’espulsione di Mexès al 41’ per doppia ammonizione; troppo severa la seconda, ma Webb avrebbe dovuto estrarre il rosso diretto già al 24’, quando il francese aveva steso Luiz Adriano a centrocampo, con un calcio a palla lontana. In dieci contro undici, la Roma ha perso il controllo dei nervi e nel finale del primo tempo De Rossi ha colpito al viso Srna. È certo che lo Shakhtar inoltrerà un altro ricorso all’Uefa, come aveva fatto senza successo dopo la gara di andata. All’epoca (su Chygrynskiy) non era stato dimostrato il pugno di De Rossi, questa volta le cose potrebbero andare diversamente attraverso la prova tv. Montella ha difeso a parole il suo giocatore, come deve fare un tecnico, ma ha anche fatto capire che la società interverrà: «Il nervosismo mi dà fastidio, perché così si favoriscono gli avversari. I giocatori devono gestire la loro emotività o prenderemo provvedimenti» . Lucescu ha commentato seccamente: «Certi gesti dei giocatori della Roma non sono stati da professionisti» . Poi ha calato la mannaia sul nostro povero calcio per vecchi: «Il calcio si sta evolvendo e i giovani hanno altro entusiasmo e altra preparazione. Io sono stupito quando vedo le squadre italiane prendere giocatori di 32 anni» . Per la cronaca, l’età media dello Shakhtar ieri era 24,6 anni e della Roma 29,7. La ripresa è stata terra di conquista per lo Shakhtar, che ha raddoppiato con un bellissimo tiro «a giro» di Willian, interessante esterno sinistro, e ha infierito con un gol di Eduardo nel finale. L’unica consolazione per la Roma è arrivata prima del fischio d’inizio. Con un capolavoro diplomatico e finanziario, portato avanti con discrezione dal direttore operativo Gian Paolo Montali e dal procuratore «italiano» Roberto Calenda, la Roma e Adriano hanno raggiunto la risoluzione consensuale del contratto che legava il brasiliano fino a giugno 2013 a 5 milioni lordi a stagione. Un risparmio di 11 milioni e 250.000 euro, che dà ossigeno alle casse sociali. L’ultimo ostacolo è il procuratore «brasiliano» , Gilmar Rinaldi, che promette battaglia, ma l’unica volontà che conta è quella del calciatore, che non vede l’ora di firmare per il Flamengo. La seconda sorpresa sarà da valutare nei prossimi giorni. Tra i titolari non c’è stato posto per Totti, anche se il capitano era stato portato alla conferenza stampa Uefa e sembrava perciò sicuro. Con una battuta si può dire che Montella abbia assecondato il desiderio di Totti, che, a domanda diretta, lunedì aveva detto di preferire una maglia nel derby che a Donetsk. Affermare che Totti l’abbia presa bene, però, sarebbe contro la verità. «Non c’è più niente da commentare— ha detto all’uscita dagli spogliatoi—. Sono dispiaciuto perché siamo usciti. Se giocherò il derby domenica? Chissà» . E chissà che cosa avrebbe fatto il capitano dal dischetto. Ma questa è un’altra storia.