La strana giornata di Ranieri: Roxy Bar e passeggiata per Roma

La strana giornata di Ranieri: Roxy Bar e passeggiata per Roma

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Oggi l’hanno visto solo al Roxy Bar. Vasco l’aveva detto che prima o poi ci si sarebbe ritrovati là. ‘Come le star’, cantava, e Claudio Ranieri è una stella caduta, con una certa dignità.

Il secondo giorno del mister testaccino, a Roma senza la Roma, è iniziato presto. Il portiere l’ha visto uscire alle otto e mezza dal condominio basso ed elegante dei Parioli dove abita, «gentile, come è sempre lui», racconta con un gran accento straniero. Poi un cappuccino al bar dal nome evocativo, poco distante. Alla barista sfugge quasi per sbaglio di averlo visto, la ragazza accanto a lei le dà un’occhiataccia e poi nega che sia passato in mattinata. «È una persona molto discreta», spiega il cassiere. E si ha l’impressione che nel quartiere in qualche modo vogliano difendere la privacy di Ranieri dopo le dimissioni.

Al quinto piano del palazzo, le serrande del suo attico nel pomeriggio sono semi abbassate. Al muro del pianerottolo una stampa di Mont Saint Michel, isolotto francese, un’altra indecifrabile nella penombra, tre ombrelli in un vaso accanto alla porta. A quanto pare non si faceva vedere molto in giro neanche prima, quando era l’allenatore della Roma. «E figuriamoci ora, dopo ‘sti fatti…», scherza il titolare di un altro bar. I giornali Ranieri li manda a prendere la mattina da un collaboratore filippino, racconta Luciano, 51 anni, edicolante e romanista, radio accesa su una stazione locale dove parlano senza tregua della ‘Magica’. Come al negozio di ricambi scooter e auto, come al parcheggio dei taxi: sembrano tutti sintonizzati sui pasdaran giallorossi dell’etere. Al ristorante PagaRoma – senza ‘la’ in mezzo – Ranieri non lo vedono da mesi. Del resto il cameriere se lo ricorda una volta sola seduto al tavolo. Qualche volta passava davanti con il cane, come ricorda anche l’edicolante. Eppure quella casa l’ha sempre tenuta, anche quando stava in Inghilterra, aggiunge. «Sò 27 anni che sto qui e non l’ho mai visto», scuote la testa il fioraio di piazza Pitagora, già un pò distante da casa Ranieri. «Se lo vedo lo metto sotto con la macchina!», ruggisce l’amico, romanista inferocito. Lui, Claudio, quasi eroe diventato per alcuni ‘er minestrarò – ermetica definizione sentita negli ultimi tempi – lo danno fuori città e con il telefono staccato. Al citofono non risponde. Invece verso le 16 sbuca dal portone parlando al cellulare. Giaccone blu e jeans, stringe la mano sorridente, ma non vuole domande. Si infila nella sua Smart bianca e va via, l’auricolare in testa. Ha l’aria di chi si sente più leggero

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