Laurent, il tecnico al bacio

Laurent, il tecnico al bacio

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rassegnastampaIL ROMANISTA – D. GALLI – E adesso sembra essere diventato lui il favorito per la panchina della Roma del prossimo anno. Laurent Blanc, che da giocatore ci ricordiamo per due volte in Italia, a distanza di parecchi anni l’una dall’altra. Prima col Napoli allenato da Claudio Ranieri e poi all’Inter voluto da Marcello Lippi. In mezzo il ritorno in patria ma anche la maglia del Barcellona. Eppure in molti se lo ricordano soprattutto per i successi con la nazionale francese. Il mondiale del 1998 e l’Europeo del 2000 in finale contro l’Italia. Sempre con quel rituale scaramantico che ha fatto il giro del mondo, il bacio sulla zucca pelata di Barthez. I bleus li lasciò proprio nel 2000, tre anni dopo disse addio al calcio giocato salutandolo da giocatore del Manchester United. Poi la carriera da allenatore, quella che conta di più in ottica Roma.

Sabato saranno sei anni esatti dall’annuncio (chissà, magari potrebbe coincidere con un altro) del Bordeaux che gli aveva affidato la prima squadra. Una scelta che si rivelò azzeccata. Perché Blanc, che veniva raccontato come un vero e proprio allenatore in campo quando ancora giocava, portò la sua squadra a grandi livelli. Nella prima stagione trascinò il Bordeaux al secondo posto in campionato francese dietro al Lione che a quei tempi era una delle migliori squadre d’Europa. Ma il meglio doveva ancora venire, perché il 2008-2009 fu trionfale, iniziato con il successo in Supercoppa di Francia ai rigori proprio contro il Lione e concluso col trionfo in campionato. E’ la stessa stagione in cui la sua strada si incrocia con quella della Roma in Champions League. Nel girone con Chelsea e Cluj. Due sfide che videro il doppio successo della squadra di Spalletti che riuscì a concludere al primo posto col Bordeaux terzo e poi subito eliminato anche in Europa League.

Il terzo campionato (il 2009- 2010) ricomincia con il successo in Supercoppa di Francia. Va meglio anche in Champions dove vince un girone durissimo con Bayern e Juventus, ma il cammino si interrompe nei quarti nello scontro fraticida col Lione. Ma la delusione arriva dal campionato, dove, dopo un ottimo girone d’andata, crolla e non si qualifica per le coppe europee. A maggio la separazione dal Bordeaux per la panchina della nazionale. Il rapporto con la Francia dura 2 anni, a metà dei quali viene coinvolto nella bufera delle accuse di razzismo rivolte ad alcuni dirigenti federali, che avrebbero voluto porre delle limitazioni all’accesso di giocatori di origine araba o africana alle selezioni giovanili. Blanc rigettò in maniera perentoria tutte le accuse nei suoi confronti spiegando: «Questo progetto non esiste, per quanto mi riguarda, tutto ciò è falso. Il rispetto è una qualità che ho insegnato ai miei figli. Mi fa male che mi rimproverino questo. E’ impossibile inserire delle quote nel calcio. Se qualcuno ha elaborato tale progetto, bisogna punirlo. Tutto è partito da una domanda postami in Spagna. Mi hanno chiesto se Iniesta o Xavi o Messi avrebbero potuto giocare nel calcio francese. Io ho risposto che sarebbe stato piuttosto difficile, perché i criteri di selezione in Francia sono diversi da quelli spagnoli. Io vorrei soltanto una giusta evoluzione dei criteri, in modo che la qualità atletica non sia più importante di qualunque altro criterio. Se attuando questi criteri emerge che privilegiamo una razza piuttosto che un’altra, io cado dalle nuvole. Io voglio semplicemente permettere a ciascun giocatore di avere la propria chance e questo non sempre è stato possibile».

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