6 partite, 18 punti, 18 gol fatti e 4 subiti. È il bottino della Roma di Luciano Spalletti, che nel 28° turno riceve all’Olimpico la Fiorentina, terza forza del campionato in compagnia dei giallorossi. Nella gara d’andata i capitolini, espugnando il Franchi per 2-1, furono per la prima volta in testa alla classifica; basta questo per capire come ad un girone di distanza sia cambiato tutto.
FIORENTINA – La formazione gigliata è probabilmente la squadra che è andata più al di sopra delle aspettative di inizio stagione. Il calcio della Fiorentina è stato spesso decantato dagli addetti ai lavori come il più bello della Serie A, ed è difficile non dargli ragione. Sulla scia di quanto lasciato dall’esteta Montella, Paulo Sousa ha proseguito la strada del bel gioco e dello spettacolo, ripresentandosi al calcio italiano come un regista cinico e romantico, mai schiavo delle polemiche che lo hanno accolto sulla riva dell’Arno. Non era stata affatto semplice infatti l’estate dei viola. I tifosi erano entrati in un clima di contestazione contro la società, i Della Valle e Montella si erano lasciati nel peggiore dei modi, Salah aveva tradito la Curva Fiesole accasandosi alla Roma e Paulo Sousa era stato etichettato come juventino e acerbo per la panchina fiorentina. Il portoghese ha preferito lavorare in silenzio e costruire una roccia attorno ai suoi giocatori. Ogni fattore esterno non doveva essere percepito. I bei segnali si erano intravisti già nelle amichevoli estive, e si sono poi confermati nelle prime giornate. Partiti con la vittoria netta sul Milan, la vera consacrazione della Viola è avvenuta nel match di San Siro, al sesto turno, questa volta contro i colori nerazzurri: poker nella Scala del Calcio, con tripletta di Kalinic. Un successo che ha dato consapevolezza ai toscani, che da lì in poi hanno, per quasi un girone, creduto alla possibilità di riportare lo scudetto a Firenze 47 anni dopo l’ultima volta. Il ko interno contro la Lazio è stato invece forse il colpo decisivo per spegnere i sogni di gloria della Fiorentina che, complice anche un mercato di gennaio deludente, si è vista ridimensionata e ha cominciato a pensare a un obiettivo più credibile, il terzo posto. Quel terzo posto che sarà in palio proprio contro la Roma venerdì, e che rimane l’ultima ambizione stagionale, vista l’eliminazione dall’Europa League. Sousa ha trasformato il lungo possesso di palla di Montella in una circolazione della sfera più veloce ed efficace, ma la vera innovazione dell’ex tecnico del Basilea è stato creare una squadra in continua mutazione, capace di cambiare moduli, ruoli e posizioni all’interno della stessa partita, e con una naturalezza che difficilmente si è vista su altri campi, e verso cui lo stesso Luciano Spalletti ha affermato di provare ammirazione. Nella prima parte di campionato i trascinatori sono stati Ilicic e Kalinic, che però hanno avuto il demerito di calare da un paio di mesi a questa parte, mentre i più continui sono stati sicuramente Gonzalo Rodriguez e Federico Bernardeschi, destinato a diventare uno dei gioielli più puri del nostro calcio e della nostra Nazionale. La sorpresa positiva è invece rappresentata da Marcos Alonso, croce e delizia nel match contro il Napoli, ma spesso risultato devastante e decisivo sulla fascia sinistra. Contro la Roma i viola dovrebbero probabilmente scendere in campo con un flessibile 4-2-3-1, con lo spagnolo e Roncaglia sugli esterni, Badelj e Vecino da schermo davanti alla difesa, e la coppia Bernardeschi-Tello ai lati di Kalinic.
EX, PRECEDENTI E CURIOSITÀ – Sono uno per parte gli ex che saranno della partita. Dalla parte degli ospiti troviamo Davide Astori, l’anno scorso protagonista con la maglia della Roma, e che dopo il mancato riscatto da parte della Lupa ha preferito accasarsi con la maglia gigliata, dove ha finora disputato un discreto campionato. Nei giallorossi c’è invece Mohamed Salah, al centro dei dibattiti quest’estate per il suo trasferimento alla corte dei capitolini e che già nella gara d’andata ha punito i suoi ex compagni. L’egiziano ha ripetuto lo stesso esordio di Gabriel Batistuta, che alla prima sfida contro la Fiorentina firmò l’1-0 finale nell’anno dello scudetto. Sono 76 i precedenti tra le due squadre allo stadio Olimpico: la Roma ha vinto 35 volte, 27 i pareggi e 14 i successi gigliati, l’ultimo il 25 aprile 2012, con Luis Enrique sulla panchina giallorossa. Dopo quella sconfitta l’asturiano maturò l’idea di lasciare i capitolini, ipotesi che si concretizzò poi il mese successivo.