IL TEMPO (S. PIERETTI) – Il calcio è pronto a ripartire, ma il destino del campionato resta legato all’approvazione del protocollo di sicurezza sanitaria. Questa fase verrà affrontata in due step; la prima riguarda gli allenamenti di squadra (già sulla scrivania degli scienziati del Governo), la seconda riguarda le partite: dovrà comprendere dettagliatamente la pianificazione dei trasferimenti e delle trasferte, e deve ancora essere prodotta dal Comitato medico sanitario della Figc. Entro il termine della settimana il Comitato Tecnico Scientifico convocherà la Commissione della Figc; il nodo fondamentale resta quello legato a un’eventuale positività riscontrata negli allenamenti collettivi, così come nelle partite ufficiali: cosa fare? Al momento, tuttii decreti governativi impongono la quarantena due settimane, sia per il soggetto destinato alle cure del caso, sia perle persone rimaste a stretto contatto con la persona contagiata. Quindi, se un calciatore risulterà positivo al Covid-19, tutta la squadra finirà in quarantena per i successivi quattordici giorni. Gli Scienziati del CTS vogliono applicare il decreto in modo integrale, i medici Figc vorrebbero mettere in isolamento soltanto i soggetti positivi, lasciando in campo tutti gli altri risultati negativi al test. Il presidente del Coni Giovanni Malagò esorta ancora una volta la Federcalcio a definire un piano alternativo, ma evita di prendere posizione sulla questione protocolli. «Non metto bocca su una questione politica – precisa Malagò – il mio comportamento è laico: non sono mai intervenuto». Resta l’incertezza, così come nel resto d’Europa; la Bundesliga sembrava a un passo dalla ripresa, ma i tamponi effettuati sui calciatori hanno evidenziato dieci casi di positività tra i giocatori di prima e seconda divisione: domani la riunione decisiva con la Cancelliera Merkel.