GAZZETTA DELLO SPORT – L. GARLANDO – Meritavamo più del Brasile: solo a dirlo ci si riempie la bocca. Ma il risultato, un allegro 2-2, non è la cosa migliore della notte di Ginevra. Il vero tesoro è la prestazione che promette futuro. Quando mai abbiamo trasformato il portiere del Brasile in un eroe? Quando mai abbiamo creato e tirato più di loro (18 conclusioni a 10)? Quando mai siamo andati a stanarli nella loro metà campo senza attenderli timorosi? E’ questa mentalità la nostra migliore garanzia. Sotto di due gol, l’Italia ha dimostrato personalità rimontando la corrente. E, cosa importantissima, lo ha fatto nella ripresa con il 4-3-3, cioè con il modulo che il c.t. ha in testa come punto d’approdo e che finora aveva sempre tradito difetti di rodaggio. Con Cerci, ottimo al debutto come De Sciglio, che ha sfoggiato la gelida personalità dei predestinati, lo schema ha trovato un interprete più adatto. E ci mancava Marchisio, uomo chiave di Prandelli.
L’Italia rimonta da 0-2 a 2-2 e sfiora la grande impresa
Che Balo Nuova mentalità, nuove scoperte, vecchi leader (Pirlo, De Rossi) e la sempre più solida affidabilità di Balotelli che con il meraviglioso destro a giro del 2-2 si è accodato idealmente ai più nobili cannonieri azzurri che hanno fatto gol al Brasile: Meazza, Mazzola, Boninsegna, Riva, Rossi, Del Piero. Un gol alla Seleçao non lo segnavamo da 16 anni: Del Piero. A suo modo, Mario ha riempito un buco storico. Si è visto un Brasile mediocre, diciamolo. Neymar a sprazzi. Con giocatori come Hulk e senza un difensore come Thiago Silva è difficile immaginare una Seleçao che ammazzi il Mondiale. Primo tempo crudele, ma giocato bene da un’Italia rivoluzionaria. Noi eravamo quelli che si salvavano la vita con un grande portiere (tipo Zoff) e colpivano di rimessa. Loro quelli che tenevano palla e creavano occasioni. Stavolta, in 45 minuti, trasformiamo il vecchio amico Julio Cesar nel migliore dei loro (5 interventi decisivi), gli spariamo contro 9 volte (5 tra i pali), teniamo palla e la giochiamo meglio. Per mezz’ora, un Brasile che sembra molto più europeo degli azzurri, arranca alla ricerca dei suoi solisti, poi ci punisce due volte, approfittando di nostre ingenuità difensive. Il raddoppio di Oscar, su palla persa tra le loro tende, è un contropiedone classico a tutto campo che dovrebbero pagarci i diritti d’autore.
Pressing e gioco Perso Marchisio per la febbre, Prandelli recupera Montolivo in mediana e conferma Giaccherini dietro le punte, col compito di pressare la fonte del gioco brasiliano e imbucarsi in fase di possesso. E’ sua infatti la prima occasione della notte dopo solo 2 minuti: prima prodezza di Julio. L’atteggiamento aggressivo del piccolo juventino è lo spot della mentalità educata meravigliosamente da Prandelli. Gli azzurri non aspettano i brasiliani come abbiamo fatto per tutta la storia, andiamo a mordere correndo in avanti, sincronizzati che sembrano tutti legati dalla stessa corda. I costruttori di Scolari non se lo aspettavano e sono in imbarazzo. Faticano a salire e a palleggiare. Altra sorpresa: circondano la nostra area sicuri che la spazziamo via e invece Buffon la scarica sempre a un difensore, anche se braccato, anche se ha 20 anni ed è alla prima maglia azzurra da grande. La giochiamo fin dal primo centimetro di campo con personalità e tecnica. Un’altra storia.
Brasile spietato Sorpreso dalla nuova pelle azzurra, il Brasile non riesce a comandare come usa. Davanti alla difesa Scolari ha affiancato le geometrie di Hernanes al «Polpo» Fernando, macchina da recupero. Il tridente creativo alle spalle del vecchio Fred, cocktail di potenza (Hulk) e tecnica in velocità (Oscar, Neymar), ha compiti di assistenza e guerriglia offensiva. I tre si scambiano spesso caselle, ma, soffocati dal pressing degli azzurri, restano a lungo ai margini della cronaca. A riempirla è l’Italia, pilotata da Pirlo che con un paio di magie, tipo quella che spalanca la porta a Maggio, rende scandinavi i sudamericani. Julio Cesar si salva due volte prodigiosamente su Balotelli. Tutti accompagnano l’azione e tutti scalano a coprire. E’ un gran bel vedere, perciò sono una secchiata di ghiaccio i due gol che Fred (33′) e Oscar (42′) ci sbattono in faccia, facendo leva su nostri errori di posizione e di disimpegno e sulla classe di Neymar che spruzza polvere di stelle nei due casi.
Ali e pari Ma il meglio, direbbe Obama, deve ancora venire. Prandelli allarga il campo con Cerci e El Shaarawy. Pirlo lascia il cuore della mediana a De Rossi che crescerà parecchio: 4-3-3. E’ proprio il romanista ad avviare la rimonta con una zampata su corner (9′). La completa Balotelli con il suo destro meraviglioso (12′). Più del risultato raddrizzato, anche qui conta la prestazione. Il 4-3-3, che spesso ha dato problemi di equilibrio, con Cerci ha trovato un assetto promettente, che i tanti cambi non hanno incrinato. Anche questo rilievo è una medaglia per Prandelli. Neymar un po’ ci fa paura, ma le palle migliori per il 3-2 capitano a Balotelli (2) e Bonucci. Meritavano più da Brasile: bello dirlo. Ma ora pensiamo alla piccola Malta, perché martedì conteranno i punti. Con il Brasile ci rivediamo il 22 giugno a Salvador, in Confederations Cup. Ora sanno chi siamo.