Presso la sala stampa del centro sportivo Fulvio Bernardini di Trigoria si è svolta la conferenza stampa di presentazione del neo acquisto giallorosso Marquinho (che prenderà il numero 7). Presente anche Walter Sabatini. Ecco le parole del giocatore brasiliano e del direttore sportivo:
Introduzione di Walter Sabatini: “Marquinho l’abbiamo tenuto un pò al coperto, sta lavorando per tornare nelle condizioni ottimali. E’ un calciatore forte, nonostante non sia stato accolto in pompa magna, ha vinto un campionato, è stato l’eroe del Fluminense segnando il gol della salvezza. Ha fatto tutta la trafila dal Palmeiras, fino ad arrivare qui, siamo molto fiduciosi che possa darci una mano. L’abbiamo preso perché è un tipo di centrocampista che ha alcune possibilità tecnico-tattiche che non avevamo”.
Qui si gioca col 4-3-3, lì come eri abituato? Che caratteristiche hai?
“Ho giocato come centrocampista interno, come terzino, non credo di avere problemi di adattamento qui a Roma”.
La Roma ha 15 partite da qui alla fine della stagione, tu devi riprendere la condizione, hai tanti giocatori forti davanti. Possono bastare 15 partite per essere riscattato?
Sabatini: “Probabilmente non sarà lui a decidere il riscatto, dovrà dare segnali di essere un giocatore forte. Potrà bastare anche una sola partita per vedere che sarà forte come speriamo e sappiamo”.
Marquinho: “Sono d’accordo col direttore. L’importante è farsi vedere per farsi confermare”.
Ti sei dato una spiegazione per la quale tu hai dovuto attendere i tuoi 25 anni per arrivare in un campionato importante?
“Oggi giocatore ha il suo cammino da percorrere. Alcuni vengono qui a 18 anni, ma non ha importante l’età. Io arrivo a 25 anni con un bagaglio di esperienza maggiore e sono già maturo”.
Quando hai saputo per la prima volta che la Roma era interessata a te?
“A fine dicembre, la mia volontà è stata quella di venire il prima possibile qui per parlare con Sabatini e trovare l’accordo”.
Cosa ti ha detto Luis Enrique? Puoi conquistare la nazionale qui?
“Luis ha parlato molto con me, mi ha spiegato come mi vede in campo. La nazionale è un sogno, per tutti”.
Tra quanto sarai pronto per giocare? Che idea ti sei fatto della stagione della Roma?
“Per essere pronto ci vorranno alcuni giorni, già contro il Parma potrei giocare, ma decide il mister. Per la stagione della Roma, la squadra merita un posto migliore di quello dove è ora. In queste ultime 15 partite riusciremo a salire”.
Che ambiente hai trovato qui alla Roma? Come ti sei ambientato con la squadra?
“Non mi aspettavo niente di meglio. Sono stato ricevuto benissimo e sono molto felice e sono sicuro che continuerà così”.
Luis Enrique ti ha già indirizzato in un ruolo specifico?
“Il mister mi chiede sempre dove io preferisca, ma poi è lui che sceglie. Dopo la prima partita vedremo insieme quale sarà la mia posizione migliore”.
Ha trovato differenze tra le metodologie?
“Sicuramente entrambi gli allenamenti sono duri, in Brasile i giocatori si allenano per correre in tutto il campo, qui sono più circoscritti”.
Hai parlato con Juan prima di arrivare?
“L’ho incontrato a Rio de Janeiro a metà dell’anno scorso. L’impressione che mi sono fatto è che avrò molti amici, non soltanto con i brasiliani”.
C’è un giocatore al quale ti ispiri?
“Sempre mi sono piaciuti i grandi giocatori, come Ronaldinho o Zidane. Giocatori diversi che riescono a fare con la palla tante cose”.
Il giocatore va via. La conferenza prosegue con il direttore sportivo Sabatini.
La Roma vive quasi una discrasia in questa stagione. Arrivati a questo punto, questa Roma può ambire alla zona Champions?
“La Roma deve ambire a qualcosa, prima di tutto a rappresentare qualcosa nel panorama calcistico e ci sta riuscendo secondo me, a introdurre un’idea di gioco che non sono rivoluzionari. Una personalità, una maniera di pensare al calcio, abbiamo scelto Luis per questo, ma non deve escludere la possibilità di vincere le partite. Sento parlare di anno di transizione, di benevolenza con cui vengono accolti i risultati. Giochiamo un calcio esclusivo in Italia, siamo vittime di qualche rovescio, dobbiamo saperlo sopportare. Le sconfitte son dolorose per voi e per noi. Sapevamo che per creare una grande squadra dovevamo passare per questo percorso. Non sarà un piano quinquiennale ma sarà un’affermazione molto più veloce la nostra”.
Perché ha scelto il prestito se la Roma crede in Marquinho? Le è stato offerto il rinnovo?
“Marquinho è una soluzione di prudenza, è una condizione che abbiamo voluto noi. Tutti i giocatori, anche quelli supposti forti, potrebbero trovarsi in difficoltà. E’ una formula che ci agevola, è un’alternativa tattica importante, più verticale che orizzontale. Il mio contratto è marginale, non ho avuto offerte da nessuno, salvo che dalla Roma e non sarei neanche propenso ad ascoltare altre offerte perchè fino al 30 giugno penserò solo alla Roma. Un vostro grande giocatore, De Rossi, mi ha definito una persona poco serena, voglio firmare quando lo sarò. La Roma bisogna guadagnarsela”.
La Roma è carente nella fascia media d’età. Nelle prossime operazioni, ne terrà conto?
“Sono assolutamente convinto che non conta l’età ma il valore. Credo anche che l’esperienza conti, soprattutto per i più giovani. Si innesca un meccanismo secondo cui squadra giovane significa squadra che perde, non è così. Siamo in una situazione complessa ma siamo tranquilli per quello che stiamo facendo e faremo”.
Le è arrivato un input dalla società sul budget per costruire una squadra da scudetto?
“E’ impegnativa la risposta che ti devo. Mi sembra improbabile poter prevedere o auspicare uno scudetto. Auspico la competitività, ogni domenica. La proprietà americana è molto presente anche se distante, abbiamo fatto una riunione per fare un piano. Vogliamo capire questa squadra prima, che ci dovrà dare dei segnali. Bisogna prima stabilire una forte identità nel gioco e nei comportamenti, sta nascendo nei giocatori l’idea di quello che siamo e dobbiamo essere. Siamo certi di poter combattere già quest’anno per ottenere qualcosa, se questa squadra si confermerà, l’anno prossimo potremo diventare molto più forti con quello che ci ha indicato la proprietà”.
Cosa serve alla Roma per essere competitiva oggi?
“Ci manca probabilmente la convinzione di poterlo essere. A volte subiamo delle situazioni tattiche in campo e non troviamo immediatamente le contromisure, questa è una squadra già competitiva che se avesse vinto a Siena sarebbe stata già in un’orbita interessante. Saremo all’altezza perchè vedo la qualità del lavoro, è una corda tesa allo spasimo quello che propone l’allenatore, c’è voluto tempo. Quando sono venuto qui ho detto di voler costruire qualcosa. A sei mesi sono molto soddisfatto di quello che sta facendo la squadra”.
Vucinic, Borriello alla Juve, Pizarro al City, Menez al Psg. Perché questo bisogno di disfarsene?
“Abbiamo fatto delle scelte, giocatori che erano funzionali o no al progetto. Vucinic è stata l’unica scelta condizionata dalla volontà del giocatore. In questo sport le scelte sono di tutti i giorni, e vengono fatte in virtù di un percorso, poi le scelte si possono anche sbagliare”.
Cosa pensa dopo la partita di Siena?
“Penso che le contromisure degli avversari devono essere superate dalle nostre difficoltà. I temi posti a Siena sono stati analoghi a quelle in altre circostanze dove abbiamo vinto. Non vogliamo che il nostro allenatore diventi un tattico, un’alchimista. Vogliamo un allenatore che sia un portatore di un’idea, ce la riconoscono in Europa, dobbiamo avere la forza di andare avanti nonostante qualche sconfitta”.
Cosa vi ha portato a non rafforzare ulteriormente la Roma?
“Due motivi: innanzitutto a gennaio non ci sono i calciatori forti, non si muovono dalle proprie squadre se non in condizioni straordinarie. Poi abbiamo voluto dare, su imputi di Luis Enrique, un numero giusto di giocatori per poter lavorare quotidianamente”.
Kjaer, José Angel e Bojan?
“Kjaer sembra il giocatore da abbattere e il tentativo è quasi riuscito. E’ vittima di una sindrome, il Kjaer che ho portato a Roma è un altro, dopo l’episodio del derby è entrato in un tunnel oscuro e sta mostrando qualche insicurezza, che lo porta a fare errori eclatanti. Dobbiamo proteggerlo. La cosa si sta facendo difficile, c’è una sorta di congiura astrale su di lui e i suoi errori vengono rimarcati da tutti, sebbene sbaglino tutti i calciatori. José Angel ha iniziato accendendo molto speranze in tutti noi, si è un pochino fermato ma ripartirà. Bojan ha fatto comunque un gol di Vucinic e quattro più di Borriello. Non lo boccerei oggi, è un giocatore che vale. Ha trovato meno spazio di quanto si aspettasse. Ha pagato anche il buon momento di Borini. Abbiamo ancora mesi di campionato”.
L’obiettivo quest’anno?
“Luis Enrique ti risponderebbe la prossima partita contro il Parma. Oggi vi dico che questa squadra potrebbe combattere per andare in Champions. Se non sarà così lotteremo per il quarto o quinto posto. Deve esserci sempre un obiettivo”.
Il mercato brasiliano è aperto fino ad aprile, ci saranno altre cessioni?
“Se ci dovesse essere una richiesta, presumibilmente per calciatori brasiliani, la valuteremo”.
L’eventuale entrata in Europa condizionerà le sue scelte o sa già il budget che avrà a disposizione?
“E’ evidente che l’ingresso in Champions darebbe respiro alle casse, prestigio alla società, ma la proprietà non ha mai messo paletti e infatti abbiamo fatto grandi cose la scorsa estate. Con Fenucci e Baldini stiamo lavorando per proporre le soluzioni migliori alla società, certamente non faremo il mercato del City”.
Sarà il ds della Roma con certezza il prossimo anno?
“Ripeto non ho avuto altre offerte e non le ascolterei ma sono io a voler essere sicuro di me stesso del mio lavoro, voglio essere legittimato a rimanere il ds della Roma. Premesso che non ci sarà mai per me un posizionamento migliore di quello attuale ma voglio meritare di rimanere qui. Qualche anno fa lo avrei definito sogno quello di lavorare qui”.
Secondo lei quanto è incompleta questa squadra?
“Cercheremo sempre di avere un numero di giocatori non altissimo, senno diventa un problema gestirli. Sappiamo bene che i giocatori che verranno dovranno essere molto forti. Dovrà esserci una chiusura di quello che abbiamo cominciato a fare. Siamo sulle piste di giocatori di alto profilo”
Il 6° posto sarebbe un fallimento?
“No, dipende dai comportamenti. Se ci arrivi dopo aver lottato per essere 3, quarti o quinti. Bisognerà vedere che tipo di calcio proporrà la squadra”
Le è stato proposto un contratto triennale? Perché guarda al progetto con scadenza annuale?
“No, io guardo alla mia vita con scadenza minori. Voglio che ci sia una mia tranquillità interiore, le mie notti non sono quelle del Principe di Condè. E’ un privilegio essere qui, voglio capire dove arriverà questa squadra”
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