IL MESSAGGERO (U. TRANI) – «Io non chiedo niente, la Roma mi va bene così». Spalletti lo va ripetendo dall’inizio del nuovo anno. Non pretende nulla, anche perché conosce bene la linea della proprietà in questa sessione invernale del mercato. A gennaio la società giallorossa non è intenzionata a fare investimenti onerosi. L’unica formula autorizzata da Pallotta è quella del prestito. L’allenatore, coerente e sincero, si è adeguato all’input del presidente e lo ha chiarito in pubblico: adesso non potrà scegliere i rinforzi, ma si dovrà accontentare delle occasioni. La situazione, insomma, è trasparente come mai lo è stata dallo sbarco Usa a Trigoria. Inutile, dunque, illudere la piazza e ipotizzare qualche trattativa che mai verrà avanzata da qui al 31 gennaio. L’ultimo weekend, però, non è filato via come gli altri. E’ cambiata la classifica e si è dunque riaperto il campionato. I numeri sono inequivocabili a qualsiasi latitudine, da Torino a Boston: i giallorossi, da soli al 2° posto, hanno 9 punti in più dell’anno scorso dopo 20 giornate, e ne hanno 1 in meno della Juve capolista che, se vincerà a Crotone la gara da recuperare, al massimo sarebbe avanti di 4.
SVOLTA BUONA – Lo scenario, insomma, è improvvisamente mutato e il sogno merita di essere vissuto a occhi aperti. Non gratis, però. Pallotta, autonomamente, deve decidere se vale la pena sterzare in corsa. Nessuno gli mette pressione: nè il tecnico nè tantomeno la dirigenza. La riflessione sul da farsi spetta solo a lui, per non avere nuovi rimpianti. Sta a lui cogliere l’attimo e non farlo diventare fuggente. La proprietà non rinnega la posizione scelta già da qualche anno: come priorità c’è sempre il rispetto delle regole (Financial Fair Play). Nessuna spesa andrà dunque a pesare sull’avviato risanamento finanziario. Se, però, venisse individuato il calciatore ideale, si potrebbe procedere con l’opzione dell’acquisto differito (cioè con il pagamento spostato più avanti nel tempo, come ha fatto l’Inter con Gagliardini), tipo Defrel (investimento anche per il futuro). Spalletti è pronto a confrontarsi sul mercato con il presidente e, sapendo quanto dovrà spendere il suo club a giugno (circa 40 milioni per riscattare chi è già in rosa), non si aspetta che, a Trigoria, atterri il Campionissimo. Ma, secondo lui, per completare la rosa è necessario almeno 1 titolare aggiunto. Cioè il giocatore pronto da mettere subito in campo (e non da provare), come hanno fatto Allegri con Rincon e Sarri con Pavoletti. L’esempio di domenica a Udine è stato utile per arrivare all’identikit del calciatore da prendere: Emerson, per l’infortunio di Mario Rui, ha trovato spazio quando probabilmente avrebbe ancora avuto bisogno di tempo per entrare nel coro. Il terzino e la Roma hanno pagato l’inserimento anticipato (eliminazione dalla Champions).
BOLLINO QUALITÀ – Spalletti, nel bel mezzo della rincorsa scudetto, tiene lontano da Trigoria i giovani, soprattutto quelli che giocano all’estero. Gli bastano quelli di De Rossi senior: durante la settimana ne segue in prima persona lo svezzamento. Così, quando discute di mercato con i dirigenti, va dritto all’obiettivo. Semplice e concreto, senza fantasticare. Il sostituto momentaneo di Salah(e di Iturbe, dato in prestito al Torino): Gomez o Defrel. L’alternativa a centrocampo: Badelj o Torreira. L’inventiva, invece, la usa durante l’addestramento quotidiano e anche in partita. Lo ha dimostrato in piena emergenza, prima e dopo Natale. E’ lui il ds della Roma, almeno in campo. Le mosse al posto degli acquisti: Ruediger spesso terzino, Nainggolan seconda punta, Fazio regista difensivo, Peres ed Emerson jolly per le fasce. A Udine, come previsto, si è ritrovato senza scelta in panchina. Dal mazzo dei giovani (e inesperti: 3, più Alisson che è comunque il portiere di coppa e della Seleçao, senza nemmeno 1 presenza in campionato), ha pescato Totti (40 anni). Il 12° giallorosso, con 25 stagioni in A. Coerente fino in fondo e prima di ricordare che con 10 gare (9 più l’eventuale quarto di Coppa Italia), da giovedì al 26 febbraio, la rosa è numericamente insufficiente. E «gli straordinari» (testuale dalla conferenza stampa di sabato) che si prepara a chiedere ai suoi giocatori potrebbero non bastare per sfidare la Juve (e le altre) fino al traguardo.