IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) – «Sei piccolo così e parli? Stai zitto». Alessandro Florenzi, il capitano della Roma, non ha fatto una piega. O quasi. S’è beccato lo sfottò gratuito, con tanto di mimica e mossette da attore consumato, di Cristiano Ronaldo, sì proprio lui, e ha tirato dritto per la sua strada. Quella che, una manciata di minuti più tardi, l’ha portato a segnare un gol bellissimo. Una rete voluta a tutti i costi, costruita e finalizzata con cuore e classe. E un cucchiaio di rara bellezza. A quel punto, cioè dopo aver infilato l’ex compagno Szczesny, Ale avrebbe potuto correre sotto il muso dello spocchioso portoghese per rinfacciargli quella battuta così cafona, ma – ancora una volta – se ne è andato per conto suo. Finendo con tutto se stesso sotto la Sud, a festeggiare con la sua gente. Una sorta di liberazione doppia, per lui e per la tifoseria, dopo un avvio di partita molto complicato. Perché la Roma, per lunghi tratti della prima frazione, ha fatto quasi tenerezza: opposta alla serena e appagata Juventus, ha messo in mostra tutti i suoi attuali limiti. Tecnici, tattici ma soprattutto mentali. Non che in precedenza le esibizioni erano state state scintillanti, ma ieri sera all’Olimpico si è sfiorato il fondo. È apparso, il gruppo di Claudio Ranieri, timido, impaurito, quasi impotente di fronte ai campioni d’Italia. Ha balbettato ogni tanto un po’ di gioco, ma ha quasi stabilmente atteso che gli avversari facessero il loro comodo. Vogliamo sperare, confortati dal risultato finale, che quell’attesa sia stata figlia di una scelta maturata alla vigilia.
LA SVOLTA – Il calcio, però, è materia strana e la Roma timida e tenerona del primo tempo ha lasciato via via spazio ad un’altra squadra, più coraggiosa, meno balbettante. E decisa a provare fino in fondo a vincere la partita per continuare a inseguire il sogno Champions. Al resto, ben prima del gol in pieno di recupero di Dzeko, come detto ci ha pensato Ronaldo con la sua provocazione a Florenzi, con una scenetta da terza categoria assolutamente non degna di un fuoriclasse della sua fama. Mai stuzzicare un ragazzo di Vitinia, verrebbe da dire, specie se a quel ragazzo con la fascia di capitano della Roma sul braccio girano i cosi per una serie infinita di motivi. E che è tornato a guardare la sua gente con gli occhi lucidi. Di gioia, stavolta.