«La nostra è stata una sconfitta immeritata e le mie esternazioni erano su fatti che snaturano la certezza del diritto». Non si placa la rabbia di Claudio Lotito anche all’indomani della sconfitta della sua Lazio al San Paolo con il Napoli: il presidente bianconceleste, che già ieri si era scagliato contro le decisioni della terna diretta da Banti, in particolare per il tiro di Brocchi che aveva superato la linea di porta ma che non è stato convalidato. «Sono stupito dai commenti che si sono susseguiti alle mie parole – ha detto Lotito ospite di radio anch’io lo sport -: quando ho preso la Lazio aveva 150 milioni di tasse non pagate e 140 di stipendi non pagati. Oggi la Lazio ha pagato tutto, ma vogliamo avere uniformità di giudizio e di regole. Il calcio di una volta era romantico, ora con il fair play finanziario entrare in Champions o no sono 25 milioni di euro e io ho l’obbligo di tutelare la squadra: le compensazioni non ci sono state, la Lazio ha avuto due rigori e ci sono squadre che ne hanno avuti 14. Sono per il rispetto delle regole, se non c’è obiettività la gente non ci va più a vedere le partite e questo significa sfiducia nella credibilità delle istituzioni». Il punto, in riferimento alla gara di ieri con il Napoli, non è l’uso o meno della tecnologia, tema su cui Lotito comunque più volte si è speso. «Al di là della tecnologia nel nostro caso il gol era un metro dentro la porta – ha insistito il presidente laziale -: ho sollevato più volte la necessità della tecnologia per dare certezza ed evitare che ci siano errori. Ora dico solo che se la classifica non corrisponde alla meritocrazia ci dicessero che cosa dobbiamo fare. Il problema di fondo è che mi sono inserito in un sistema in cui non c’è certezza. I conti si faranno alla fine, ma io voglio essere valutato per meriti o demeriti, non per cose che non dipendono dalla mia volontà: creiamo le condizioni perchè queste cose non accadono».