La prima vera brutta notizia, in fondo, è che aveva ragione lui. D’altronde, non si è Special One per caso. Prima che Romelu Lukaku arrivasse alla Roma, infatti, José Mourinho aveva sentenziato che la squadra meritava una classifica oscillante dal quinto al settimo posto. Poi è arrivato il ciclone Big Rom a invadere la Capitale e così avere in rosa un attaccante in grado di realizzare quattro gol in cinque partite da titolare – per intenderci, un tipino che sta segnando una rete ogni 113 minuti giocati – dovrebbe fare tutta la differenza del mondo. A questo punto, però, arriva la seconda brutta notizia: nonostante la Roma abbia a disposizione una macchina offensiva di tale livello la squadra veleggia al dodicesimo posto in classifica […]. Forse per questo lo stesso Mourinho, avendolo in squadra, era a conoscenza che un mancato successo contro il Frosinone sarebbe stata un disastro. «Sapevo perfettamente che se non avessimo vinto il Colosseo sarebbe esploso e sarebbe stata attaccata San Pietro».
Come scrive la Gazzetta dello Sport, non è un caso che il belga, giunto a 284 reti segnate nelle 595 partite giocate nei club, ha nel mirino la possibilità di arrivare a trecento reti alla fine di questa stagione. A questi ritmi di realizzazione, infatti, il traguardo è agevolmente alla sua portata. Con il prestito in scadenza a giugno però, e la soglia dei 31 anni in arrivo, la sensazione è che l’attaccante non abbia tempo da perdere, soprattutto se vorrà monetizzare al massimo – come sembra – gli ultimi anni di carriera. […] «I record personali non mi interessano – taglia però corto il belga – ciò che conta è la squadra». Di sicuro lo pensa anche Mourinho, che però sa come proprio i numeri straordinari di Lukaku gli abbiano restituito il sorriso. Ma per uscire dal tunnel la Roma dovrà fare di più.