“Voglio 11 lupi affamati“. Un mantra quotidiano, più che un slogan, quello che Garcia va ripetendo ai suoi ragazzi negli spogliatoi da inizio campionato. La squadra giallorossa ha azzannato i suoi avversari sin dalla prima gara di questa stagione, concedendo sempre pochissimo, soprattutto nella prima parte di gara, dove la Roma difficilmente o quasi mai ha sbagliato l’approccio.
A Torino servirà la concentrazione massima, soprattutto nei primi 15 minuti, frazione di tempo nella quale l’armata di Garcia non ha mai subito rete (unica squadra in Serie A) e viceversa la Juve, soprattutto tra le mura amiche, costruisce spesso le sue vittorie.
Allo Juventus Stadium gli uomini di Conte entrano in campo con una cattiveria incredibile, e spesso dopo la prima parte di gara si trovano in vantaggio, forti anche di un atteggiamento tattico che vede riversarsi nella metà campo avversaria quasi l’intero undici, ad esclusione di Buffon e di Bonucci che gioca da libero in fase di impostazione.
Un 3-5-2 consolidato con il recupero di Barzagli in extremis e l’inserimento di Lichsteiner e Asamoah sulle due fasce, a centrocampo sicuri del posto Pogba e Vidal, con Pirlo pronto a riprendersi la maglia del play maker che gli manca da più di un mese.
Davanti la coppia “non voluta”, ma perfetta per caratteristiche, cioè quella formata da Llorente e Tevez, che in due hanno realizzato 16 goal.
“Hai una squadra forte e competitiva per il vertice“. Con queste parole Antonio Conte quest’estate aveva salutato e conosciuto il suo collega Rudi Garcia a Trigoria quando la Juve disputò la rifinitura al centro tecnico giallorosso prima della Super Coppa Italiana contro la Lazio. In quell’occasione l’allenatore bianconero aveva evidentemente già compreso che in questa stagione la Juve avrebbe dovuto confrontarsi con un avversario molto duro e che al di là del risultato dello Stadium, le avrebbe dato del filo da torcere fino all’ultima giornata.
Garcia, di contro, ha sempre riconosciuto il valore massimo dei suoi avversari, “Juve e Napoli sono costruite per vincere lo Scudetto”, ma allo stesso tempo, ha sempre affermato di voler “partecipare allo sprint finale, per regalare una grande soddisfazione ai tifosi”.
Le ultime tre gare della Roma a Torino sono state a dir poco rovinose : 11 goal subiti, addirittura 3 lo scorso anno in campionato in appena 9 minuti, 1 solo goal realizzato su rigore da Osvaldo. Tre amare sconfitte, condite da polemiche e frasi al veleno che hanno dilaniato lo spogliatoio giallorosso. A distanza di pochi mesi sembra di aver fatto un salto nell’iper spazio, anni luce avanti rispetto all’aurea mediocritas delle ultime stagioni.
Il gruppo è compatto, coeso e cementato intorno al proprio allenatore, la convinzione è massima, si vuole vincere a Torino per continuare a competere per lo Scudetto, obiettivo impensabile ad inizio stagione, ma materializzatosi nel lavoro quotidiano e prodotto delle vittorie sul campo, queste Si, meritate e costruite su basi solide.
Non è una finale Scudetto nei numeri, perchè tutto sommato alla Roma andrebbe bene anche un pareggio, avendo la possibilità di giocarsi poi lo scontro diretto casalingo a due giornate dal termine e perchè di fatto resterebbero ancora 60 punti a disposizione.
Ma in cuor loro i giocatori giallorossi lo sanno: vincere significherebbe lanciare un messaggio incredibile al campionato, vincere vorrebbe ricevere un ulteriore spinta propulsiva sul piano psicologico che si riverserebbe nell’entusiasmo tracimante dell’ambiente giallorosso.
Appuntamento allo Stadium, questa volta con una fame da lupi.