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Manàmixer – Da Orlando al San Paolo, la differenza nella calza della befana la fa quasi tutta Cavani

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Non è servito alla Roma passare un Capodanno diverso dal solito, per allontanare gli spettri che puntualmente si ripropongono nel momento in cui sei chiamato dalla sorte e da certi incroci di risultati, a dover vincere per dare una svolta alla classifica.

Se un marziano scendesse per un attimo sulla terra e leggesse il risultato del San Paolo, 4-1 e tripletta del Matador, penserebbe giustamente ad una vittoria schiacciante del Napoli ed invece, come spesso accade nel calcio, se ad affrontarsi sul terreno di gioco sono due squadre che sostanzialmente si equivalgono, la differenza la fa gli episodi.

Quando prendi 2 goal rispettivamente al 5′ e al 3′ minuto del primo e del secondo tempo, intervallati da diverse occasioni per pareggiare la partita, riversandoti con quasi tutti i tuoi effettivi nella metà campo avversaria… quando dopo il doppio svantaggio, non capitalizzi altre tre occasioni nitide da rete, subendo quasi per punizione divina anche la rete del 3-0… quando sull’1-3 il tuo avversario si rintana nuovamente nella sua tre quarti, e arriva l’espulsione di Pjanic proprio nel momento in cui tutti hanno la sensazione che con un pò di fortuna si può andare almeno a pareggiare l’incontro…  di tutto si può discutere, del bel calcio o dell’utopia zemaniana, dell’atteggiamento speculativo o della maturità del Napoli di Mazzarri, ma è difficile non parlare di una partita decisamente episodica.

Il maggiore cinismo, una miglior fase difensiva e un pizzico di cattiveria in più hanno certamente spostato l’equilibrio del match a favore di Hamsik e compagni, con una Roma che, nonostante sia riuscita a costruire una mole di gioco superiore agli avversari, con  il 60% di possesso palla e 18 tiri in porta, contro appena 6 degli azzurri, torna a casa con una sonora sconfitta, condita da una prestazione da non buttare nel complesso, ma anche da un risultato che rischia di minare nuovamente quelle certezze faticosamente costruite negli ultimi due mesi.

La differenza vera in realtà l’ha fatta come accade ormai da 3 anni a Napoli quel fenomeno di nome Cavani, che segna la sua settima tripletta con la maglia azzurra, toccando quota 25 goal in 24 partite stagionali ma soprattutto mostrando di essere, attualmente, il calciatore più forte e decisivo della Serie A.

Il duello dei bomber di serata lo stravince il Matador, che si affaccia pericolosamente dalle parti di Goicoechea per quattro volte e segna 3 reti, mentre dall’altra parte Destro sbaglia anche l’impossibile, con un Lamela lontano parente del funambolo ammirato nelle ultime settimane; Osvaldo da par suo, entra e spazza via tutte le critiche della settimana nel giro di pochi minuti, insaccando la sua decima rete stagionale e dimostrando di avere nel complesso una maturità tecnica e tattica superiore all’ex senese, apparso poco cinico e molto nervoso.

E’ pesata sicuramente l’assenza di Marquinhos, pedina fondamentale nello scacchiere di Zeman, perchè unico giocatore in grado con la sua rapidità di consentire alla squadra di sbilanciarsi maggiormente e giocare un calcio propositivo, lontano anni luce da quello praticato dalla maggior parte delle formazioni del campionato e che, per l’ampiezza di campo da sfruttare, necessita in maniera vitale di un difensore straordinariamente puntuale nelle chiusure come il brasiliano.

32 punti in classifica alla fine del girone di andata sono pochi per una squadra dotata di un talento complessivo secondo forse solo alla Juve, ma che è costretta per l’ennesimo anno consecutivo a dover rincorrere il suo obiettivo, partendo da un deficit di punti difficile da colmare ma soprattutto incapace di dimostrare quella concentrazione e quelle cattiveria agonistica necessarie per vincere gare contro avversari del calibro del Napoli e dei bianconeri.

Vincendo al San Paolo  la Roma avrebbe agganciato con merito il treno Champion’s League a quota 35 punti, concludendo un ciclo di risultati importanti e invece ha perso un’altra importante occasione, allontanandosi nuovamente e tornando a distanza di 5 punti dall’Europa che conta.

Sarebbe folle ora gettare al vento quanto di buono costruito nell’ultimo periodo: la qualità del gioco c’è, lo stato fisico è ottimale, nonostante qualcuno addebiti la sconfitta alle distrazioni della turnè americana,  i giovani di talento sono esplosi producendo prestazioni confortanti per il presente e per il futuro.

Il compito di Zeman ora è quello di lavorare sulla testa di questo gruppo, perchè solo con la cattiveria e il cinismo si potranno affrontare le prossime 19 partite, come se fossero 19 finali… la Champion’s è lì a 5 punti e sarebbe un delitto lasciarla andare per il terzo anno consecutivo.

 

 

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