IL MESSAGGERO (U. TRANI) – Impaziente alla meta. Roberto Mancini chiede, ormai da maggio pazienza, ma mai come qui ha fretta di giocarsi la sfida di ritorno contro la Polonia. Gli sorridono gli occhi solo a parlarne. Gli piace il clima di Chorzow, sole e 22 gradi, lo stadio Slaski pronto a riempirsi con 55 mila spettatori e soprattutto la sua Italia. Figuriamoci se, pure con la Nazionale a rischio retrocessione in Lega B, il ct si senta già in bilico al 7° match della sua gestione. «Perché dovrei essere sotto esame? Quando ho cominciato il percorso è stato subito chiaro l’obiettivo: il campionato Europeo. Io qui sto benissimo, ho avuto un buon rapporto con i commissari e tutto in questi mesi è stato perfetto. Io devo pensare solo ad andare in campo e alla squadra. Quello che accade fuori, non mi interessa. Quando poi arriverà il nuovo presidente, ci parlerò». «Quanto vi piace questa parola, vero?». Retrocessione. Che Mancini ha provato solo da giocatore del Bologna, ad inizio carriera.
TAPPA INTERMEDIA Qui, però, può cadere nuovamente l’Italia,a 11 mesi dalla mancata qualificazione al mondiale in Russia. «Che cosa cambia se perdiamo?». Il ct va all’attacco. «Non è che smettiamo di giocare. Io, tra l’altro, sono convinto che andrà bene. Mi ripeto: può accadere a noi, come alla Germania, all’Inghilterra e alla Croazia. Ad altre grandi. Questa è la Nations League, creata per dare più valore al ranking. Non siamo sotto zero, però. Io ho accettato l’incarico sapendo di dover ricostruire l’Italia e fare bella figura in Nations. Sappiamo che ci vuole tempo e non è semplice. Ma è presto per i bilanci, sono poche 6 partite. Ora dobbiamo trovare i giocatori per fare cose ottime in futuro. Sono passati 5 mesi dal 14 maggio, ma è come se lavorassi da 2. In mezzo 3 mesi di vacanza. Il Portogallo è la migliore del nostro gruppo, è campione d’Europa e la nazionale più attrezzata. Giovedì hanno meritato di vincere qui. Ma la Polonia ha un’ottima squadra, con giocatori di talento. Non sarà semplice, ma possiamo giocarcela. E sarà bello, in questo stadio. Anche perché al rientro dobbiamo andare al Quirinale».
GIRANDOLA OFFENSIVA L’idea di Mancini è di insistere sul tridente fantasia. «Per vincere servono i gol e quindi il centravanti. Ma si può usare anche una strada diversa, puntando su giocatori di movimento. Come ha dimostrato Sarri al Napoli, anche se poi l’anno prima di scegliere Mertens ha potuto contare su Higuain. A Genova, contro l’Ucraina siamo andati bene fino a quando non ho fatto qualche sostituzione. A settembre cambiai tanto da una partita all’altra perché i giocatori non erano nella condizione atletica migliore, provando qualche nuovo. Ora è diverso, stanno bene». Probabile, dunque. la conferma in blocco della formazione di Marassi, anche se Criscito e Pellegrini si augurano di entrare per Biraghi e Barella. Promosso Verratti: «Non è ancora al cento per cento, ma è in grado di giocare anche questa partita. Ha fatto una grande gara a Genova, il suo secondo match accanto a Jorginho. A volte sono stati troppo vicini. Ma devono solo migliorare l’affiatamento». Immobile su Instagram chiede il silenzio (emoticon con il dito davanti alla bocca), mette in vetrina i suoi gol in biancoceleste (57) e in A nel 2018 (18) e la media dell’anno (0,75 a partita). «Era per voi, non per me. Sono felicissimo se fa gol con la Lazio e anche con la Nazionale. Se vuole parlarmi, io ci sono».