Matteo Ricci, the golden age

Matteo Ricci, the golden age

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Matteo+Ricci+Roma+v+Rappresentativa+Serie+BEd1GrMfvr9l-e1331236278505IL ROMANISTA – V. META – Due panchine in Serie A a diciassette anni, due trofei da protagonista e un terzo sfiorato in finale, la maglia azzurra dell’Under 19 che nessuno potrà togliergli e l’Europeo di categoria ad aspettarlo, l’attenzione del Manchester United e un gol al Milan nel giorno della fine del mondo. Eppure al 2012 da incorniciare di Matteo Ricci resta una punta di retrogusto amaro perché a un certo punto il ragazzino biondo che ha stregato Luis Enrique è stato davvero a un passo dal sogno. A un passo dall’esordio in prima squadra con la maglia che ama da sempre, quella di Totti e dei poster in camera che improvvisamente diventano compagni perché quando lo staff spagnolo si affaccia sul campo della Primavera ci mette poco ad accorgersi che in pochi sanno calciare come lui.

«Ma alla fine è andata bene anche così» si stringeva nelle spalle Matteo commentando la sua stagione da Coverciano in uno degli ultimi raduni con la squadra di Evani. Pensiero condivisibile, se si considera che veniva da un 2011 cominciato in panchina e finito con le occhiate interrogative della sala stampa quando Luis Enrique fa il suo nome in conferenza stampa. Adesso che della Primavera è diventato il leader tecnico insieme all’amico Frediani, Matteo sa che il 2013 per lui dovrà essere un anno di conferme, anche perché con la riforma del campionato varata l’estate scorsa, questa per lui e gli altri ’94 sarà l’ultima stagione nelle giovanili. Niente paura per il ragazzo che ha costruito una carriera proprio sulla capacità di non avere paura di fronte ad avversari che fino a un anno fa erano invariabilmente più alti di lui.

«Sarà per questo che ho imparato a lanciare di prima, altrimenti avevano il tempo di venirmi addosso», spiegava. Ha imparato talmente bene che l’ex staff della prima squadra non è stato il solo ad accorgersene e su di lui ha messo gli occhi anche il Manchester United, che quattro anni fa un regista da Trigoria lo aveva già portato via, il ’91 Davide Petrucci, compagno di regia negli Allievi di Andrea Bertolacci. L’esordio in prima squadra per Ricci sarebbe stato il coronamento di un anno da assoluto protagonista, in cui si è preso applausi sui campi di tutta Italia. A cominciare da La Spezia e da una semifinale del Viareggio difficile da dimenticare soprattutto per la Fiorentina, che in mezzo al campo stentò a toccare un pallone e alla fine uscì ai rigori, castigata dalle realizzazioni di entrambi i fratelli Ricci (nel finale era entrato anche Federico, infallibile dal dischetto).

Un’impresa pagata in termini di stanchezza nella finale di due giorni dopo contro la Juve, ma tanto si sarebbe rifatto con la Coppa Italia conquistata all’Olimpico davanti a venticinquemila persone. Quanto al Viareggio, questione di poco più di un mese e il 2013 gli darà la possibilità di prendersi una rivincita. Intanto ha chiuso il 2012 segnando un gol dei suoi al Milan di Petagna e Spagnoli che con gli Allievi gli aveva fatto passare uno dei peggiori pomeriggi della sua carriera. Una partita finita in anticipo per una botta alla caviglia che la sosta natalizia gli sta dando la possibilità di curare per farsi trovare pronto tra una settimana, quando la Primavera tornerà ad allenarsi. Anche perché da quelle parti potrebbe sempre affacciarsi Zeman.

 

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