LA STAMPA (S. DI SEGNI) – Menez in frantumi. Nella notte seguente al ko in Coppa Italia con l’Inter, un gruppo di teppisti in motorino ha scagliato un paio di pietre contro l’auto del francese che tornava a casa: e il parabrezza della Smart è andato in pezzi. Come un regolamento di conti. Perchè il saldo del fantasista con la maglia della Roma è in rosso e l’episodio vandalico si contestualizza nel periodo più difficile dell’esperienza ai piedi del Colosseo: «Non so se resto», aveva avvertito il giocatore dalla clinica Villa Stuart, in occasione della visita al connazionale Mexes.
Il difensore è del Milan da tempo, ma anche l’amico ha pronte le valigie e a fine stagione toglierà il disturbo da Trigoria. Mercoledì mattina Menez si è presentato in ritardo all’allenamento: ancora sotto choc, voleva sottrarsi alla seduta. Il direttore operativo Montali l’ha accompagnato a sporgere denuncia contro ignoti, dopo averlo dissuaso dal marcare visita al centro sportivo. Dove ad attenderlo non erano coccole, ma gli strepiti di un allenatore che ha perso la pazienza: a Menez l’incorreggibile, l’Aeroplanino ha già concesso troppe chance. L’ora della verità, a fronte del suo talento, è scoccata tante volte nel corso dei tre campionati disputati in giallorosso: poco più di qualche sprazzo nella prima annata con Spalletti, una parvenza di riscatto grazie al bastone usato da Ranieri, poi di nuovo l’oblio.
In mezzo giocate da fuoriclasse puro, ma anche l’immagine di un ragazzo fragile e indolente, condita da una serie di allenamenti saltati per il fastidio di turno: lo scorso anno rimase celebre il dolore al «ginocchietto» con cui reclamò un posto nell’infermeria. Eppure c’è ancora chi è pronto a scommettere sul suo estro: le referenze di Zidane lo spingerebbero alla Juventus, con l’affare Buffon potrebbe prendere corpo lo scambio. In Premier gli altri estimatori: Liverpool, Arsenal e Manchester United sembrano disposte a puntare su di lui. Alla fine, potrebbe optare per una campana di vetro: il Paris Saint Germain, due passi da Longjumeau, la banlieue dove è nato. E dove si sente protetto.