Mkhitaryan ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de la Repubblica. Queste le parole dell’armeno:
Mkhitaryan, qual è il suo primo ricordo legato al calcio?
«È legato a mio padre Hamlet. Era attaccante, andò a giocare in Francia e lì ho iniziato a seguire le partite. È morto quando avevo 7 anni: quando si ammalò siamo tornati a Erevan e lì sono andato a scuola calcio»
Nel grande calcio invece l’ha portata Klopp, a Dortmund. Che rapporto avete?
«Per me è stato quasi uno psicologo. Ero molto severo con me stesso, per un errore potevo chiudermi in camera e non parlare con nessuno per due giorni, o staccare il telefono. Mi ha aiutato a raggiungere un maggiore equilibrio, a capire che se hai dato tutto, un errore non conta. Con lui ho giocato al mio livello massimo».
Lei per motivi politici non ha potuto giocare la finale di Europa League 2019 a Baku: da armeno non sarebbe stato al sicuro.
«La Uefa dovrebbe sempre garantire la sicurezza di tutti i giocatori. Una finale europea è l’occasione di una vita, a volte l’unica che ti capita. E saltarla per motivi di sicurezza è davvero doloroso, come dolorosa è la guerra tra Armenia e Azerbaigian. È un diritto di ogni calciatore giocare al sicuro in ogni paese, soprattutto se ospita una finale europea».
L’Europa potrebbe fare di più?
«Mi aspettavo di più da tutto il mondo. Ovunque vedo Paesi in lotta permanente, spesso per motivi non del tutto chiari. Ma piuttosto che andare a fondo alla situazione, il mondo preferisce restare in silenzio».
Da qualche giorno la Roma ha sensibilizzato i Roma Club a mettere a disposizione la loro rete per aiutare il popolo armeno.
«Sì, è fantastico ed è stata una iniziativa spontanea. Hanno colto la sofferenza della gente e si sono impegnati per dare un contributo. Non finirò mai di ringraziarli
Cosa ha pensato quando le hanno detto “vai alla Roma”?
«Era una possibilità per dimostrare di poter ancora giocare bene. La Roma ha creduto in me, si vede da come gioco che qui sono felice, no?».
Quindi rinnoverà il contratto?
«Non c’è stato tempo di parlarne, in pochi giorni abbiamo avuto l’Inter e ora la Lazio. Presto ne parleremo».
Da quando sono arrivati i Friedkin è cambiato qualcosa?
«Sono sempre vicino alla squadra, ma il fatto che Pallotta non ci fosse mai non deve essere un alibi. Dobbiamo essere pronti ai cambiamenti, che sia il modulo o il cambio di società».
Venerdì giocherà il suo primo derby: ha studiato quelli passati?
«Non mi piace guardare partite vecchie, ho sentito parlarne i compagni, ma non servono molte parole per spiegarlo a un calciatore Siamo pronti per una battaglia»
La Serie A è come l’immaginava?
«Penso sia sottovalutata. In Inghilterra dicevano che il livello era calato molto, ma un campionato non si giudica solo per il numero degli spettatori: da subito ho notato una qualità in campo molto elevata».