Henrikh Mkhitaryan è il calciatore elastico, quello del terzo millenio: si adatta alle squadre, alle lingue, ai paesi e al gioco. A 14 anni è volato in Brasile, al San Paolo, lasciando e riprendendo la sua Armenia. Per crescere come calciatore, dall’Est è costretto ad emigrare e lo fa prima seguendo il padre in Francia, poi quando il padre si assenta a soli 33 anni, prosegue il suo viaggio da solo. Ha trovato Lucescu allo Shakhtar Donetsk, Klopp e Tuchel al Borussia Dortmund, Mourinho al Manchester United, Wenger e Emery all’Arsenal e ora Fonseca alla Roma. Da tutti questi passaggi Mkhitaryan si porta dietro la lezione dell’essenzialità, può partire da destra o da sinistra, alternare i piedi.
Come scrive il Corriere dello Sport, a Roma attacca meno la porta senza palla, ha meno ritmo nelle gambe, ma riesce a distribuire geometria e occasioni da gol. Ora il pensiero è tornato al suo paese, in conflitto con l’Azerbaigian, ma ha trovato nella Roma ed in Roma Cares un alleato per una lotta umile, ma impegnativa, dando l’esempio ancora una volta.