IL TEMPO – «La Guardia di Finanza sta facendo il proprio lavoro, deve accertare se ci sono delle illegalità o meno, io comunque sono tranquillo». Così Alessandro Moggi, uno dei procuratori di calciatori coinvolto nell’inchiesta delle fiamme gialle. Due mesi me mezzo fa il figlio di Luciano Moggi aveva annunciato la «rinascita» della Gea, sciolta nel 2006 in seguito alle inchieste su presunte irregolarità nella gestione delle procure dei calciatori.
La Gea World era tornata in scena per occuparsi di organizzazione eventi, marketing e business etico. Con una certa enfasi, Alessando Moggi – condannato in appello a 5 mesi per violenza privata – ebbe modo di dichiarare: «Dopo una traversata del deserto torniamo con progetti ancora più ambiziosi, ma più che una rinascita è una continuazione di quanto abbiamo fatto dal 2001 al 2006. A differenza di allora, però, non tratteremo più la contrattualistica sportiva, ovvero il calciomercato, ma tutto il resto di quello che era il nostro core business sì. Mi riferisco in particolare alla gestione dei diritti di immagine. Spero non ci siano critiche aprioristiche in quanto la Gea World è un’azienda che vuole costruire qualcosa e non distruggere. Non abbiamo colore politico né casacche sportive. Lavoriamo anche per fornire consulenze alle squadre, vogliamo essere “pro” e non “contro”: ci aspettiamo nei nostri confronti lo stesso atteggiamento».
Alla presentazione a Milano, si notò l’assenza dell’Inter. In compenso, al «Gea-day» erano presenti Marotta, Preziosi, Leonardi, Pradè, Allegri. L’ad del Milan, Galliani dichiarò: «Alessandro Moggi ha curato i contratti di diversi giocatori del Milan, fino al 2006. Con lui ci siamo sempre trovati bene».