Gianpaolo Montali torna a farsi sentire. Dopo essere stato estromesso dal progetto Di Benedetto, l’ex direttore generale giallorosso ha raccontato la sua verità a Radio Ies analizzando tutti i punti critici della nuova avventura a stelle strisce della Roma. Dall’avvento di Franco Baldini a quello di Luis Enrique, passando ovviamente per la spinosa questione Totti. Di seguito riportiamo l’intervista integrale rilasciata da Gianpaolo Montali a Radio Ies.
Montali come sta? “Sono rimasto defilato per un po’ di tempo, ma adesso è arrivato il momento di parlare e raccontare qualcosa”.
Perchè ha lasciato la Roma? “Legittimo che una nuova proprietà scelga i propri manager. Nella scorsa stagione ho occupato un posto con la consapevolezza che avrei avuto anche successivamente un ruolo importante nel progetto. Mentre la trattativa andava avanti ho iniziato a non condividere alcune cose del progetto stesso; la nuova società aveva scelto di inserire Franco Baldini e all’inizio si pensava che potessimo coesistere, invece eravamo troppo distanti. Roma è un top club, così va trattato e allora ho consigliato alla banca di escludere un pesce piccolo come Montali e di uscire dala gestione sportive. Due dg generali non possono coesistere. Gli americani hanno scelto Baldini, e di Baldini saranno i successi o gli insuccessi. La banca ha fatto bene a uscire dalla parte sportiva. Saranno solo i risultati sportivi a giudicare il lavoro”.
La tua esperienza a Roma? “Ho vissuto due anni come fossero un decennio, passando per tutte le situazioni possibili. Ho conosciuto la piazza, la tifoseria e posso dire che il potenziale sia commerciale che sportivo della Roma è da top-club. Io la considero tale e per questo, con un top-club, devi essere esigente, soprattutto dal punto di vista delle motivazioni. Se decidi di tenere i giocatori importanti, hai la necessità di creare delle motivazioni comuni. I cosiddetti “senatori” giudicano il tuo lavoro dalla scelta degli acquisti e dall’allenatore che prendi”.
Luis Enrique? “All’inizio sono rimasto perplesso. Io avevo pensato a un allenatore diverso, abituato a vincere e a gestire i cambiamenti. Ma devo essere sincero: il suo gioco, sul campo, mi piace molto. Adesso è un momento molto delicato: va supportato in tutti i modi perchè altrimenti si rischia di far fare esperienza a un allenatore sulle spalle della Roma”.
La nuova società Roma? “I ruoli nella Roma sono ben definiti. C’è un amministratore delegato, un direttore sportivo che è un bravissimo scout e un direttore generale al momento assente. Serve pazienza. E coerenza. ho visto troppe retromarce. La parte fondamentale sono i calciatori. E ci sono alcune cose che sono molto pericolose per la gestione degli stessi, bisogna stare attenti, altrimenti si rischiano situazioni come quella di Francesco (Totti n.d.r.)”.
Resterà nel calcio? “Ciò che fa la differenza nel nostro mondo è la passione, chi vuole solo lucrare uccide lo sport. Ho investito tre anni della mia vita professionale ed economica sul calcio, con molta umiltà e curiosità. E sono ancora qui a studiare, perchè voglio continuare in questo mondo, perchè sono convinto che si può vincere con un certo stile” .
Secondo lei Totti è pigro? “Ho lavorato due anni con Francesco Totti. Dal punto di vista sportivo è tutt’altro che pigro. E credo che anche Baldini abbia successivamente spiegato che non intendesse il lato sportivo della pigrizia. Sull’altra cosa a cui si riferisce Baldini, io comunque non sono d’accordo. Io rispondo con un’altra domanda. Quanti hanno lasciato il segno come Francesco Totti? Lui ce l’ha fatta, anche grazie al suo entourage. Quello che per qualcuno è un tallone d’Achille, per me è stato un suo punto di forza. Credo che nelle dichiarazioni di Baldini ci sia qualcosa di personale”.