IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) – «Ho visto una squadra unita, che ha fatto bene entrambe le fasi di gioco e si è espressa con qualità». E’ un Vincenzo Montella soddisfatto, quello che si presenta in sala stampa a fine gara. «Anche perché – continua – non era facile contro un avversario ordinato e organizzatissimo. Creare così tante occasioni non è mai semplice contro nessuno. Avevo richiamato la squadra quando l’ho vista mentalmente remissiva. Poi, però, abbiamo ripreso il pallino del gioco e di questo sono contento». Già ai microfoni di Sky si era fatto cenno al legame che il tecnico ha con il gruppo. «Ho un rapporto splendido, e anche molto democratico, con i giocatori – aveva detto – pur nel rispetto dei ruoli. Anche se è facile chiederlo a chi scende in campo. Non so cosa direbbe chi non gioca…» ammette sorridendo. Torna a più riprese sulla fase di transizione che vive la società e, di riflesso, tutto l’ambiente.
Si parla del prossimo arrivo di Walter Sabatini, che sarà presto a Trigoria come consulente, in attesa di ufficializzarne il ruolo di direttore sportivo. «Non so chi arriverà, e quando e se arriverà. Anche se è giusto che ognuno faccia le sue scelte. Oggi ho delle persone vicine, che stanno lavorando. Penso a Bruno Conti, che non dorme la notte per quanto è tifoso, o a Montali, che è sempre “sul pezzo”. Dico che se non vengono legittimate fino in fondo, un po’ di credibilità la possono perdere. E allora, si perde tutti un po’ di forza. Se ci sarà invece qualcuno, legittimato, saremo tutti contenti». Preferisce invece glissare, il tecnico, alla domanda su una sua possibile conferma. «Nelle ultime settimane – dice – non ho mai parlato di futuro, perché penso sia giusto così. Se ho avuto un incontro con la nuova proprietà? Farebbe solo chiacchierare la piazza, soprattutto quella di Roma. Preferisco lavorare giorno per giorno. Ed essere giudicato alla fine: se sarò ritenuto appropriato, idoneo, oppure no».
Allo stesso modo, non gli piace entrare nel merito di un eventuale progetto di squadra. «E’ un discorso troppo avanti e non mi sento di farlo pubblicamente. Totti? Il posto se l’è guadagnato con le prestazioni e i gol. E quando gioca così, deve giocare sempre. Se ci fosse qualcuno in grado di giocare meglio, giocherebbe l’altro. Se ho dato consigli a Vucinic? Non a livello tecnico, naturalmente. Semmai, a livello tattico. Gli ho detto di continuare con quella intensità. Ha creato molto. Poi, se sbaglia, dispiace a tutti, a lui per primo». Per lui, prima i fischi e poi gli applausi. «Sono contento. Il tifoso romanista sa essere appassionato ma anche vicino ai giocatori, così come è stato con Menez. Tutto questo andrebbe messo in risalto. Più di quei due o tre che non ha nulla a che vedere con il calcio». Un giudizio su Hernandez? «L’ho visto lavorare a Palermo, prima di venire ad allenare la Roma. Mi è piaciuto il suo approccio. E’ un ragazzo giovane, che stimo molto, già prontissimo e con la giusta esperienza di serie A alle spalle».
A quattro giornate dal termine, si sente precario? «So bene che il mestiere dell’allenatore è altalenante. Si è precari a prescindere. Ma sono sereno. A volte si esagera. Vinciamo e sono un fenomeno. Perdiamo due partite e sono inesperto, inadeguato, inadatto. Tante voci possono dare fastidio, ma fa parte del gioco. Se ti fai condizionare, puoi sbagliare qualche scelta. E allora, è più bravo chi non si fa condizionare». Si può credere ancora al quarto posto? «Ci dobbiamo guardare anche alle spalle, perché c’è la Juve che arriva. Dobbiamo fare il massimo da qui alla fine, per la società, per i tifosi e anche per noi stessi. A cominciare dalla prossima, a Bari, che dobbiamo meritare di vincere al di là della classifica. Non dobbiamo avere rimpianti, ma fare tutto quello che è nelle nostre possibilità. E poi, si possono anche aprire scenari inaspettati ».