GAZZETTA DELLO SPORT (A. CATAPANO) – Milano, ancora una volta. È la 22 ª volta in sei stagioni. Oggi le sensazioni sono due. La prima, ormai sedimentata, di essere una nobile decaduta. La Roma che spadroneggiava, si atteggiava a primadonna, dettava legge perfino a Milano, non esiste più da mesi, ne è rimasto solo un vago ricordo che ogni tanto si tenta di rinverdire, con scarsa riuscita peraltro. Le ultime uscite sono state tristi, al cospetto delle grandi la Roma si è presentata col vestito buono e le migliori intenzioni, come una grande star che, però, sente il peso degli anni e certe imprese non può più permettersele.
CASSETTI OUT, CHANCE PER ROSI Il peso dell’attacco sulle spalle di Borriello, che firmò l’ultimo successo a San Siro Siamo alla fine di un ciclo, è la seconda sensazione. Vale, in parte, anche per l’Inter, la rivale di questi anni. Solo in parte, perché i nerazzurri, dopo il triplete del 2010, archivieranno questa stagione comunque con un 2 ° posto in campionato e almeno due trofei, la Supercoppa italiana e il Mondiale per club. E poi danno l’impressione solo di aver tirato il fiato e di essere pronti a ripartire con nuove energie e vecchie ambizioni. La Roma, invece, sta cominciando un’altra vita, con tutte le suggestioni, ma pure le difficoltà del caso. Ha appena chiuso una storia di 18 anni e ne sta archiviando un’altra sul campo: le ultime sei stagioni della gestione Sensi, con allenatori e moduli diversi, sono state straordinarie, nel bene e in qualche caso nel male, comunque eccezionali. Come era iniziato, il ciclo sta finendo, almeno tatticamente: anche se il 4-2-3-1 di Montella, per quello che si è visto finora, è solo la brutta copia del modulo inventato da Spalletti.
AMARCORD Eccezionale, e questo lo si deve unicamente all’allenatore toscano, in questi anni è stato presentarsi a Milano a testa alta, senza alcun timore reverenziale, convinti di vincere. E le vittorie sono arrivate, sette in 21 partite: alcune indimenticabili, altre più ordinarie, perfino bruttine, come l’ultima, contro il Milan, grazie ad un intercetto fortuito di Borriello. Le prime storiche, perché arrivarono dopo anni di umiliazioni. La prima, forse, resta la più bella, come il pallonetto con cui Totti scavalcò Julio Cesar. Il 26 ottobre 2005, disse il radiocronista, «uscì il sole a mezzanotte» : 3-2 all’Inter, la Roma andò perfino spavaldamente sul 3-0, Totti ne fece due, ma fu Vincenzo Montella a cominciare, l’ 1-0 lo segnò lui, e forse è stato l’ultimo gol davvero importante della sua carriera di centravanti. Certamente, fu un volo dolcissimo.
PROVATECI Quello che domani chiede alla sua squadra. Almeno di provarci, a spiegare le ali, ancora una volta, anche se fosse l’ultima. Volare in finale, con un pezzo di bravura, una prova di orgoglio, un sussulto finalmente. Non importa come e con chi, se De Rossi e Perrotta si riabiliteranno, se Borriello tornerà al gol, se Rosi andrà più veloce di Cassetti, acciaccato. Conta solo che succeda, domani sera. Dopo tante miserie, un po’ di nobiltà.