GAZZETTA DELO SPORT (M. CECCHINI) – Trigoria, ormai, è un porto di terra da cui è facile salpare ed altrettanto semplice perdere la rotta. Ecco, ieri è partito in direzione Stati Uniti un bastimento carico di malumori, malinconie e puntualizzazioni che ha sulla tolda due capitani: Montella &Montali. Il Mo. Mo. non cerca alibi, ma sottolinea concetti che Thomas DiBenedetto recepirà nell’unico modo possibile: la Roma del presente — affogata in una estenuante transizione — ha due anime ben distinte, che dialogano con gran difficoltà.
Persone legittimate «A Coverciano la prima cosa che ci insegnano è che l’allenatore è un uomo solo — ha spiegato Montella —. Ciò non toglie che abbia persone che quotidianamente sono qui presenti. Chi è con me sta dando tutto se stesso per far sì venga seguita la direzione giusta. Naturalmente talvolta, se chi è presente non è legittimato, qualcosa si perde, è un dato di fatto. Ciò non significa che abbiamo alibi, però se ci fossero qui a Trigoria persone legittimate dalla nuova proprietà, sicuramente avremmo tutti più forza» . In fondo, è la filosofia sposata dai «senatori» , vicino all’allenatore e che voterebbero per una sua riconferma. Intendiamoci, ancora possibile, ma ora oggettivamente indebolita.
Comunicazione Ma l’assist del tecnico alla dirigenza attuale, viene corroborato dalla presa di posizione di Montali. «Chiunque parli anche a nome del nostro presidente non è una fonte ufficiale. Ho saputo che DiBenedetto non è contento. Non c’è un secondo canale parallelo a quello ufficiale. Abbiamo queste direttive e dei documenti firmati che lo attestano. Mi è stato riferito che nessuna persona con nessun titolo e nessuna delega può parlare a nome di chi lavora per la Roma, e neanche per il nuovo presidente» . Obiettivo dichiarato di Montali è la Open Gate, la società a cui DiBenedetto ha affidato la propria comunicazione (anche) nelle apparizioni pubbliche di Roma e Boston e che ultimamente ha trovato ospitalità in molte radio con concetti a Trigoria poco graditi. Inutile sottolineare il viavai di telefonate con avvocati che hanno fatto da ponte con l’America, ma di sicuro un nuovo fronte di fibrillazione è stato già aperto, con l’Open Gate che ufficiosamente replica di non avere mai parlato a nome della Roma né di un «nuovo presidente» perché formalmente ancora non c’è.
Stop ai tracolli In questo clima, non è paradossale che il match del Chievo non interessi nessuno («eppure sono una squadra forte e ben organizzata» , ha ammonito Montella). «Il rischio è che la squadra rimanga vittima della situazione— ha detto l’allenatore—, ma il gruppo è compatto e un tracollo non deve accadere e non accadrà. Abbiamo una micro-possibilità di rientrare nel giro della Champions: la Lazio può perdere, l’Udinese può zoppicare. Per questo la cosa più grave sarebbe avere dei rimpianti. Perciò facciamo bene in campionato per caricarci di entusiasmo in vista del ritorno di Coppa con l’Inter. Possiamo fare tutti di più, compreso l’allenatore, ma gli episodi non ci stanno aiutando. Una settimana fa avevamo un ritmo da scudetto e ora arrivano critiche. Sinceramente me ne aspettavo anche di più. Io credo di avere equilibrio e non mi faccio condizionare da niente, quantomeno dalle valutazioni dei giornalisti e dei tifosi» .
Menez &Vucinic Per questo è pronto a rilanciare i criticatissimi Vucinic e Menez Quest’ultimo, tra l’altro, ha vissuto una settimana complicata tra aggressione di un teppista e litigio con lo stesso Montella. «Sono molto dispiaciuto da quanto gli è successo, non è una bella immagine, ma i tifosi non sono così. La lite? Gli dico le cose come le vedo, quindi può darsi che non ci siamo simpatici ma non credo» . Il messaggio di fondo però è uno solo: «È sbagliato colpevolizzare lui e Vucinic per gli errori commessi, perché ora è il momento di restare uniti» . Proprio vero, ma il bastimento partito per Boston racconta anche fibrillazioni. D’altronde, un club con due anime a volte scopre di avere anche due cuori. Che non battono in sincrono.