Montini: “Imparo da Totti e Vucinic e mi ispiro a Van Basten”

Montini: “Imparo da Totti e Vucinic e mi ispiro a Van Basten”

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CORRIERE DELLO SPORT (F.M. SPLENDORE) – Roba da matti? No, roba da Mon­tini. Mattia Montini da Frosinone. L’eroe dello scudetto della Roma Primavera se ne sta lì felice, ma sereno, con gli occhi di chi non vorrebbe credere a un miracolo. E il miracolo c’è stato, ma non è la sua triplet­ta. E’ rimettersi in piedi e vivere una notte così dopo essersi rotti una caviglia alla se­conda giornata di campionato rimanendo fermi da ottobre a gennaio. Domenica ha preso la Roma per mano e l’ha rimessa in corsa una, due volte. Fino all’apoteosi, il 3-2. Eccolo Mattia Montini, l’eroe che si rac­conta.

Iniziando dall’hat trick, l’usanza inglese che sta prendendo piede anche da noi, di concedere il pallone della gara all’autore della tripletta. L’arbitro glielo ha dato o no?
«Diciamo che me lo sono preso e l’ho re­galato ai tifosi. Lo meritavano, sono venuti in tanti, hanno fatto trecento chilometri».

Che notte!
«Sono contento perché quest’anno ne ho passate davvero di tutti i colori. La cavigliarotta e da lì una serie di problemi. Sono uscito da un incubo, sono riuscito a far gol sempre in queste finali. Ma una tri­pletta in una partita così importante non l’avevo mai segnata. Avevo fatto un gol nel recupero nella finale scudetto del 2007 con i Giovanissimi, ma mi era stato annullato».

Anche stavolta un gol annullato. Ma se dovesse scegliere quello più bello di queste finali scudetto?
«Belli non sono stati. Però come si fa a non scegliere il 3-2?».

Otto anni di Roma. La prima volta?
«Ricordo che ero al Frosinone 2000, e che con la mia famiglia dovevo decidere tra la Roma e la Lazio. Mi venne a vedere Bruno Conti, la serietà di questo progetto ci colpì molto».

Con De Rossi un rapporto speciale. Ce lo racconta?
«Mi ha voluto sotto età in Primavera, un uomo ed un tecnico eccezionale. Non c’è molto da aggiungere. Trasmette serenità e cattiveria agonistica».

Dicono che somiglia…
« A Vucinic? Me lo hanno detto. Magari fosse così. E’ vero che ho questa capacità di adattarmi da prima o da seconda punta. Ma per fare la prima punta, come sta accaden­do ora, devo diventare più cattivo. Non mi sono allenato molto con la prima squadra quest’anno, ma quando è successo ho potu­to vederlo da vicino. Straordinario. Per non dire di Totti: per noi ragazzi romani il capi­tano è… boh, speciale!».

Se dovesse scegliere un centravanti a cui ispirarsi?
«Scelgo una che ha smesso, basta che non mi fate passare per presuntuoso. Per il ruo­lo che faccio io, ho visto e rivisto tante im­magini di Van Basten. Un modello. Ma non sono Van Basten( sorride divertito)Né lo sarò mai».

Un suo pregio?
«Gli attaccanti tecnici non si trovano die­tro l’angolo. Io ho questa qualità, calcio di destro e sinistro».

Ha vinto la squadra più forte?
«Sì, ancor più se parliamo di gruppo».

Due Primavera che possono avere un grande futuro?
«Dico Caprari che l’esordio lo ha già fat­to. E Alibec dell’Inter».

Gli esordi di Caprari e Florenzi, l’arrivo di Luis Enrique. Un giovane come lei so­gna?
«Prima devo capire che progetti ha la so­cietà su di me. Per gli esordi dei miei com­pagni sono felicissimo, sono due amici, Flo­renzi lo è molto anche fuori dal campo e ho gioito perché tante volte ho sentito dire che era piccolino. Eccolo lì. Luis Enrique? Beh, sapere che in prima squadra c’è un tecnico cresciuto con i giovani aiuta. Poi la strada è lunga».

Un gol all’Olimpico Montini quanto lo so­gna?
«Da uno a dieci scriva undici».

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