Luca Montuori, assessore all’urbanistica di Roma Capitale, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport facendo il punto della situazione sulla questione Stadio Ecco un estratto
Passiamo allo stadio della Roma. Innanzitutto la tempistica: è d’accordo sull’ipotesi di cominciare entro l’anno come ha detto la sindaca?
«Sì, anche io mi sono espresso in questo senso. Ci sono le potenzialità per cominciare entro l’anno, anche se è un percorso che vede tanti attori intorno a un tavolo, se tutto va bene siamo convinti che si possa partire entro il 2019. Abbiamo lavorato bene sulle controdeduzioni, per la convenzione c’è anche l’intervento della Regione, della città metropolitana, E poi ci sono i proponenti. E un piano complesso e come tale le strutture amministrative lo devono supportare, per sciogliere prima le problematiche, se prevediamo di arrivare in aula prima dell’estate. I proponenti per le opere pubbliche devono fare le gare, ci sono i tempi da rispettare. Molto spesso si addossano al Comune responsabilità che non sono nostre”
Da quando è assessore all’urbanistica c’è stata un’accelerazione sullo Stadio. Solo una coincidenza?
«Io ho fatto in modo che una chiara espressione di volontà politica nell’individuare la riduzione delle cubature fosse il punto fondamentale perché questo progetto potesse andare avanti. Abbiamo fatto in modo di individuare i punti di equilibrio. Il progetto dello stadio aveva delle problematiche prima che arrivassimo noi. Per esempio il prolungamento della metro B era chiaramente irrealizzabile. Lidea di spostare il trasporto pubblico sulla Roma-Lido si inserisce sulla necessità di fare un servizio peri cittadini, Abbiamo messo in un quadro amministrativo più chiaro tuttala procedura. Findirizzo dell’aula è stato quello di ridurre del 50% le cubature e questo ci ha permesso di andare avanti. Non ho mai pensato di essere il principale attore, ma non è neppure una coincidenza che dopo il mio arrivo ci sia stato un impulso. E’ stato fatto un lavoro di squadra, il miglioramento della viabilità dovrebbe far piacere a tutti, significa servire un bacino di 350.000 persone che entrano ed escono dalla città, mentre prima ci si focalizzava solo sull’intervento perlo stadio. Questo supporto politico ha giovato all’operazione. Ricordo che nella prima delibera Marino l’asses-
sore Improta sui trasporti si rifiutò di firmarla. In questa giunta invece prevale il lavoro di squadra, di sinergie. Gli interessi generali non possono essere svincolati».
Come avete fatto a far cambiare idea ai proponenti e passare dalle tre torri di duecento metri alle sedici palazzine a sette piani?
«Noi pensiamo a un sistema di edifici a corte. Li abbiamo convinti guardando la qualità del progetto nel suo complesso, rispetto a quello iniziale che prevedeva anche più cubature. Penso spesso a molti uffici sulla Colombo che sono vuoti. E penso a quando sono salito sulla torre di Euroma 2, dove hanno ambientato Gomorra e quell’altezza era la metà di quella che sarebbe stata la torre del progetto iniziale. Confesso che mi è preso un colpo”