Mou: “Ho visto una Roma grande e una Lazio piccola”

Mou: “Ho visto una Roma grande e una Lazio piccola”

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La prende alla larga, almeno all’inizio: “Gli strascichi del derby? Non per noi. I miei giocatori stanno molto bene. Per noi la partita è finita lì. Non possiamo tornare indietro e rigiocarla per vincere. L’obiettivo, così, adesso è battere lo Zorya ma non sarà facile. Sono una squadra ben organizzata, fisica. Il risultato della prima partita del girone (sconfitta 1-3 contro i norvegesi del Bodo Glimt, ndr) è stato bugiardo“.

Come scrive il Corriere della Sera, José Mourinho battezzerà la sua panchina europea numero 200 stasera in Ucraina contro lo Zorya: “Se mi chiedete se preferisco la Champions o la Conference League, devo essere onesto e dico la Champions. Ma stiamo giocando la Conference e questa è la competizione che dobbiamo cercare di vincere. Anche se la strada è ancora molto lunga“.

Basta riferirgli, però, le parole di Sarri sul derby (in sintesi: 1) Zaniolo era in fuorigioco sul rigore reclamato; 2) il rigore assegnato è stato visto solo da arbitro e Var; 3) Leiva ha subìto fallo da Mkhitaryan non lo ha commesso) per rivedere il Mourinho dei vecchi tempi, ad artigli spianati: “A Sarri non rispondo. Dico solo che di tutte le partite che abbiamo giocato all’Olimpico in questo inizio di stagione, quella contro la Lazio è la gara che abbiamo dominato di più. Ci siamo sentiti grandi come non mai e abbiamo sentito l’avversario piccolo. Poi, naturalmente, conta il risultato e noi lo accettiamo“.

Mourinho ha troppa esperienza per non sapere che dopo un derby perso bisogna rimettersi immediatamente in carreggiata con una vittoria. Così farà sicuramente rifiatare qualche titolare (Veretout e Karsdorp sono addirittura rimasti a Trigoria) ma non intende abbassare il livello di concentrazione: “Giocheremo anche questa volta con lo stesso profilo delle altre partite. Ci sarà qualche titolare ma darò opportunità anche agli altri che hanno giocato meno: se lo meritano perché stanno lavorando bene. I cambi sono una cosa, la seconda squadra è un’altra. Ho bisogno di mandare in campo uno “scheletro” che permessa anche di inserire chi ha giocato meno. Altrimenti non c’è squadra“.

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