Josè Mourinho ha parlato ai microfoni di DAZN dopo il pari contro il Torino:
Cos’è accaduto sull’espulsione?
“L’espulsione è giusta. Le mie parole all’arbitro meritano il rosso. Ho parlato con lui dopo la partita e mi sono scusato per le parole. Del gioco e del suo gioco come arbitro non voglio parlare. Penso di aver avuto l’umiltà di scusarmi per le parole ma la sua performance nella partita e nella sua ipotetica influenza negli sviluppi la lascio a voi.”
Cosa non le è piaciuto?
“Non voglio parlarne. E’ un’analisi che faccio per me stesso. La partita è finita, la partita che puoi vincere è la prossima, questa no. Ho parlato con l’arbitro e non mi piace parlare pubblicamente. La mia parola meritava il rosso, commentare la sua partita non lo faccio.”
La partita?
“Quale partita? Oggi ci sono state due partite: una al 70’ e una dopo. Abbiamo creato più negli ultimi 20 minuti che in queste ultime partite. Questo perché abbiamo della qualità e limitazioni. Quando Dybala non gioca per esempio. Quanti punti avremmo avuto di più con Paulo in campo. Abbiamo saltato anche delle partite senza Pellegrini e lui. La squadra ha bisogno di tutti. Questo è un periodo in cui ci riposeremo, ora ci sarà del tempo per qualche giocatore, compreso me, di fare delle riflessioni. Oggi è stata una partita complicata, anche quando abbiamo sbagliato il rigore la partita non è mai morta. Sono stati 20 minuti di speranza, così li ho chiamati. La speranza di rivedere Paulo e Lorenzo in campo, così come Tahirovic. Complimenti a lui, ha giocato bene”.
Manca la mentalità?
“La mentalità la fanno i giocatori. Si parla tanto del club, dei tifosi, ma sono i giocatori”.
Era Belotti il rigorista?
“Non era lui. Non dico nulla di più. Questa è la stessa di situazione di Ibanez al derby. Belotti ha avuto coraggio di tirare, ma ha avuto comunque il coraggio di tirarlo e sbagliare”.
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Mourinho in conferenza stampa
Questa partita ci conferma che la Roma è Dybala dipendente, è preoccupato?
“In questo momento in cui è recuperato non sono preoccupato, ma ho la speranza che possa tornare bene per il secondo periodo del campionato. Gli ultimi 20 minuti sono 20 minuti non di sorpresa, ma di speranza perché Tahirovic sarà un grande giocatore: fin quando sarò qui non smetterò mai di dare possibilità di svilupparlo perché è un lavoro di cui la Roma come società ha bisogno, è un giocatore in più che con il tempo andrà a mangiare qualcuno di quelli che hanno più stabilità in questo momento. È un giocatore di più qualità. È ovvia la situazione di Dybala: con lui per 20′ abbiamo avuto più emozione nello stadio, più palle gol e tutto di più. Sono 6 partite di fila in campionato senza di lui, è tanto in questa squadra. E poi due partite senza lui e Pellegrini, è assurdo per noi. Per questo esco con speranza e contento con l’atteggiamento dei giocatori negli ultimi minuti: quando prendi un palo, parata, poi rigore sbagliato, la squadra muore invece la squadra è andata fino alla fine per cercare di cambiare un risultato. Abbiamo i nostri limiti ma sono positivo per la speranza vista nel finale”.
Dov’è finita la Roma che senza Dybala ha vinto un trofeo l’anno scorso? Il resto della Roma perché ha tutte queste difficoltà?
“È difficile per me rispondere. Ho la risposta per te, se mi dai la tua parola che resta tra di te, te lo dico fuori. Non puoi farlo? Allora non te lo dico. Pensa bene all’anno scorso e a quest’anno se ti sembra tutto uguale o manca qualcosa di fondamentale”.
Mkhitaryan?
“E qualcuno che è qui ma non è lo stesso”.
C’è un problema di recuperare Abraham dal punto di vista psicologico?
“Magari sono old fashioned però penso che quando diventi un giocatore professionista in un universo di milioni di milioni di bambini che lo volevano essere, non hai bisogno dell’appoggio di nessuno, non hai bisogno di una fonte esterna per motivarti. Cos’è questo? L’allenatore, lo psicologo…ma cosa, devi dare tutto in campo ogni giorno, in ogni allenamento, in ogni partita. Gioca bene, male, sbaglia o non sbaglia. Con un giocatore che con me sbaglia, l’unica cosa che posso dire che è scarso, però sbaglia. Ma una cosa è sbagliare e un’altra è l’atteggiamento. La tua domanda riflette un po’ il mondo di gioco. Ma quale appoggio psicologico, corri amico, vai lì per il duello individuale, crea dei problemi a Buongiorno…amico, sono milioni e milioni di bambini che vogliono arrivare e arrivano in pochi, sono privilegiati. La fonte esterna è il plus, ma non sei tu allenatore, psicologo o direttore che cambia la mentalità di un giocatore. Sei un uomo. Volpato oggi non ha giocato bene, di chi è la colpa? È mia perché non è un giocatore che può giocare contro una squadra contro il Torino perché è una squadra che gioca a uomo, aggressiva e tosta. La colpa è mia che non ha giocato bene. L’ho cambiato per migliorare la squadra e per proteggerlo, è parte della sua formazione. Ma ci sono altri giocatori che devono avere un livello alto non dico di performance, ma parlo di atteggiamento: non hai bisogno di motivazioni per andare alla fine del mese a prendere lo stipendio, lì vai. Dobbiamo tutti dare di più”.
Karsdorp? La decisione di non portarlo all’Olimpico oggi?
“La decisione è mia, solo mia ovviamente e non devo spiegare tutte le decisioni che prendo. Lui sa perché, i compagni sanno perché e non devo dire a voi perché”.