Josè Mourinho ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Record. Ecco le parole del tecnico giallorosso:
Sulla vittoria della Conference League.
La vittoria della Conference League da parte della Roma la colloco allo stesso piano di una vittoria della altre competizioni europee perché ha regalato emozioni forti, indipendentemente dalla grandezza della competizione. Ci sono club per i quali le vittorie europee sono conseguenza naturale di investimenti e delle aspettative. Io ho avuto la fortuna che su cinque vittorie, quattro sono state contro natura. Con il Porto, per esempio nessuno si aspettava le vittorie europee, così come con l’Inter. E ancor meno con la Roma.
Personalmente come ha vissuto queste vittorie, in particolare l’ultima?
Sono state conquiste vissute con pazzia e passione, perché coincidono con una delle mie principali preoccupazioni dome allenatore. Dare allegria agli altri è la cosa più bella che c’è nella vita. Nel caso della Roma è stata una vittoria molto speciale.
Sesto posto e vittoria della Conference, è stata una stagione buona?
Dipende da chi la analizza. Per alcuni Einstein delle tv portoghesi, la nostra stagione è stata pessima, ma per me che sono molto esigente con me stesso, è stata fantastica, perché non avevamo le capacità per fare meglio. Ci sono stati giocatori che hanno disputato 50 partite e non parlo di Rui Patricio che ne ha fatte 54…
È stato un lavoro molto esigente.
Senza dubbio. Ho dovuto far giocare alcuni giovani. Ho avuto un assenza di un giocatore top per dieci mesi, ho avuto come avversario Inter, Milan, Juve, Napoli, Atalanta e Lazio. E abbiamo avuto 14 partite di giovedì, con partite di campionato la domenica dopo. E poi c’è tutto un lavoro che si fa internamente per migliorare il club, cosa che da fuori non si vede. Per questo dico: grande Tiago Pinto.
Come è stato lavorare con lui?
È il mio compagno, socio, tutti i giorni, un grande direttore e, oggi, un grande amico. Oggi mi accorgo ancora di più perché il Benfica quest’anno non abbia vinto.
Come ha ritrovato la Serie A dopo dieci anni?
È un campionato in crescita. Le società di metà classifica hanno qualità di gioco e le partite diventano difficili. Vogliono vincere, non ci sono partite semplici. Sono contento di essere tornato in Serie A.
Si è lamentato spesso degli arbitri.
Gli arbitraggi si discutono non solo in Italia ma in tutto il mondo. In Serie A c’è un lavoro difficile per il signor Rocchi, ci sono meno arbitri con esperienza e molti giovani. Devo dire che ci sono stati alcuni errori arbitrali che hanno condizionato diverse partite. Comunque la Serie A è un campionato di qualità.
Passata la prima stagione nella Roma, come vede il futuro? Servono solo rinforzi o qualcos’altro?
Siamo consapevoli della differenza che ci separa dalle prime squadre in classifica e dobbiamo continuare solo in una maniera: lavoro, lavoro e lavoro. Solo così riusciremo a ridurre il gap. Non esiste un altro modo.
Ha già un nome per dedicare la vittoria di Tirana?
Non lo dico. non c’è bisogno di specificare. Tutti sappiamo chi sono.
L’abbiamo vista felice a Tirana come se fosse la prima vittoria della carriera…
È stata una carriera difficile, molto dura, ma ci sono vite peggiori della mia. Mi manca quello che Dio vuole, ma ci sono cose che mi piacerebbe molto fare: per esempio, vincere la prossima partita!
Il bilancio della stagione di Rui Patricio?
Lui è un mostro.. il “San Patrizio” di Roma. Ha giocato 54 partite, ha avuto due problemi nei gol contro Sassuolo e Bodo Glimt, ma ha avuto sempre un rendimento elevatissimo. Come fanno in Portogallo a dire che non gioca titolare in nazionale dopo la stagione nella Roma? Per me è un’eresia.
È rimasto contento del rendimento di Sergio Oliveira?
Lui è un campione. Sa vincere e sa essere leader e compagno ideale di squadra. È stato fondamentale in questa nostra stagione