In Italia conta solo il risultato. Se è così (lo è), a niente serve dire che il Milan meritava di più e che la Roma, prima dell’uscita forzata di Mexes, si era ben espressa. Il Milan è fuori dalla Champions e la Roma pure. Il Milan ha fornito una brutta immagine di sé all’andata, la Roma pessima al ritorno.
Ora ci affidiamo all’Inter, ma anche in caso di successo, la sintesi italiana sarebbe profondamente negativa e che nessun dirigente s’interroghi sui perché della crisi è fatto ancor più allarmante. Se si nasconde il disastro, non si cercano e tantomeno si trovano soluzioni. Evitate, comunque, di prendervela con gli stadi: erano infrequentabili anche quando si vinceva e nel 1990 furono allegramente gettati dalla finestra (e raccolti) soldi pubblici, e dunque nostri, per costruire impianti così assurdi che adesso vengono abbattuti e ricostruiti, come succede a Torino, dove si sta celebrando una colossale beffa sportiva. Prepariamoci a sport alternativi, oppure a passare le domeniche al mare, al cinema, al museo o con un libro tra le mani. E forse non sarebbe male, visto che solo il dieci per cento degli italiani, come dice il linguista Tullio De Mauro, è in grado di leggere e scrivere. Mentre tutti parlano a vuoto e pericolosamente di calcio.
Prendiamo il caso della Roma. Daniele De Rossi viene presentato come una sintesi del mostro di Firenze e Jack lo squartatore. Troppo blandi i giudizi per due anni e troppo violenti adesso. Su De Rossi, per il quale in estate la Roma ha rifiutato i settanta milioni che Ancelotti offriva a nome del Chelsea, va fatto un altro discorso: conviene al ragazzo rimanere a Roma? E’ a lui che bisogna pensare. Se per recuperarlo, deve andare via, lo si lasci partire. Senza chiedere prigione, tortura, olio di ricino.
In Ucraina, tra l’altro, non è stato il solo a sbagliare: Mexes, Borriello e Pizarro hanno computo gesti più o meno simili. De Rossi verrà multato (la pena dipende dalla squalifica), Borriello, Mexes e Menez già sono stati puniti. Borriello è un problema: litiga sempre e con tutti. Ma non si può restituire al Milan, come un abito tarlato. Un consiglio: niente derby per tutti quelli che hanno profondamente incrinato l’immagine della società. Si può fare e non è detto che la Roma ci rimetta. Oltre non andiamo. Ne sentiamo e leggiamo di ogni tipo. Via, a calci, appesi a un albero, rifondazione. Calma. Non si sa chi e quando comanderà. Chi allenerà. Chi farà il mercato. Quanti soldi ci saranno. Non si conosce il progetto. E già, senza carte in mano, passiamo alle sentenze?
I paisà tacciono. I cassieri, che stanno conducendo la più strana operazione del secolo, per ora hanno solo indicato in Montali (che sappiamo apprezzato sommelier) il momentaneo timoniere. Questa è l’ufficialità. Tutto il resto è veleno o, per dirla in musica, noia.