IL MESSAGGERO (V. ERRANTE) – Fino a un mese prima degli arresti, quando i pm Luigia Spinelli e Barbara Zuin avevano chiesto le misure cautelari, l’oramai ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Marcello De Vito, e quello che i carabinieri del Nucleo investigativo ritengono il suo socio, Camillo Mezzacapo, continuavano a offrire consulenze e aiuti. Vale per l’affare di Claudio e Pierluigi Toti e per quello di Giuseppe Statuto, contestati nell’ordinanza insieme ai favori a Luca Parnasi, ma anche per un altro progetto, sul quale sono ancora in corso le indagini: dieci piani di zona da sbloccare, opere di edilizia popolare che interessavano lo studio Pro.arc.bcd, che fa capo a Giancarlo Brocchetti e a sua moglie, Anna Lombardi. Le intercettazioni, che si interrompono nei primi giorni di febbraio, raccontano come De Vito e Mezzacapo cercassero altri clienti ai quali proporre i loro servigi in Campidoglio.
I PIANI DI ZONA – Uno degli affari, sui quali ancora il procuratore aggiunto Paolo Ielo sta portando avanti le indagini, riguarda una parte del progetto che prevedeva dieci Piani di Zona nella zona Lunghezzina, Pian del Sole e Rocca Fiorita. Una complicata vicenda burocratica, che vede un cospicuo finanziamento bloccato al quale è interessato lo studio Pro.arc bcd di Giancarlo Brocchetti. Gli incontri avvengono a febbraio scorso, a occuparsi della pratica è un architetto dello studio, Angelo Grasso. Annotano i carabinieri: «Grasso afferma che Mezzacapo gli ha confermato la disponibilità di De Vito a intervenire sui funzionari che devono decidere la pratica; tuttavia loro (Grasso e Brocchetti) devono predisporre una missiva, evidentemente a garanzia dell’operazione. Dopo essere intervenuto sui funzionari, la persona (De Vito) comunicherà loro se inviare o meno la lettera. Grasso precisa di aver appreso da Mezzacapo che De Vito darà mandato ad una sua persona, evidentemente Gian Luca Bardelli (da mercoledì ai domiciliari), di trattare la questione».
IL FINANZIAMENTO ALLA LOMBARDI – Al momento dell’arresto di Luca Parnasi, lo scorso giugno, dalle intercettazioni era emerso che l’imprenditore pronto a costruire lo stadio della Roma, in occasione delle politiche del marzo 2018, aveva versato, su richiesta di De Vito, un contributo per la campagna elettorale della parlamentare Roberta Lombardi. A distanza di otto mesi, i carabinieri scrivono in un’informativa: «Dalle indagini è emerso che De Vito ha chiesto e ottenuto da Luca Parnasi un supporto per la campagna elettorale di Roberta Lombardi». L’ex presidente del consiglio comunale, allora aveva respinto ogni sospetto. Il 15 febbraio 2018 De Vito invia a Parnasi il contenuto di una dichiarazione della Lombardi favorevole allo stadio della Roma: «Lo stadio della Roma si farà, ci sarà». Roberta Lombardi ha sempre smentito qualsiasi dazione di denaro da parte di Parnasi e anche ieri ha ripetuto di non avere mai ricevuto nulla: «I miei conti sono trasparenti, basta controllarli».
PROGETTI PER IL FUTURO – «Ci rimangono due anni, ci rimangono due anni» diceva, sempre intercettato, Mezzacapo a De Vito, parlando della congiuntura astrale favorevole, difficilmente replicabile, che vede i Cinquestelle al governo del Paese e di Roma. Ma già faceva piani per il futuro, ipotizzando che il suo socio potesse ottenere incarichi nei cda delle aziende più importanti: «Bisognerebbe cercare di avere qualche bel mandato in Enea, una cosa da 200 mila euro. Cominciamo a staccare qualcosa. Oppure direttore generale, che ti posso dire, di Terna e ti mettono fare il consiglio di Terna, capito che ti voglio dire?»
LA PRESENTAZIONE DI DE VITO – A presentare Marcello De Vito ai fratelli Toti è stato Luca Parnasi, almeno secondo i carabinieri. Parnasi ne parla con Claudio Toti in un’intercettazione, prima del suo arresto. Ma la circostanza emerge anche durante una conversazione ambientale registrata dai militari, mentre negli uffici di una società dei Toti è in corso una verifica dell’agenzia delle Entrate. A maggio scorso Parnasi dice a Claudio Toti: «Tu poi alla fine hai conosciuto Marcello De Vito. Siete diventati amici, quindi alla fine 2-3 persone con la testa…Devi calcolare che alla fine una persona o due persone, rispetto al vecchio sistema, se io penso alle operazioni che ho valorizzato con papà negli ultimi 20 anni e quante ne sono partite, c’è da sentirsi male! Noi abbiamo trasformato 4 milioni di metri cubi. Ora è vero che il sistema è crollato, ma in realtà 15 anni per fare una trasformazione urbanistica, non si può pensare». Il 14 febbraio scorso, invece, durante l’accertamento dell’agenzia delle Entrate, Claudio diceva al fratello Pierluigi: «Stanno a guardare tutto. Un’idea potrebbe essere che a me Mezzacapo, no? Per il fatto che è stato un coinvolto nella storia Parnasi». Annotano i carabinieri: nella prima indagine su Parnasi «non è mai emerso pubblicamente il coinvolgimento di Mezzacapo».
L’URUGUAY E LA FUGA DI TOTI – Pier Luigi Toti poteva fuggire. Il sospetto dei carabinieri, sottolineato dai pm nella richiesta di arresto per De Vito, nasce da un’intercettazione ambientale. Toti parla con un amico, è preoccupato per le sue vicende giudiziarie. L’imprenditore, che ha dei beni in Uruguay, ipotizza di mollare tutto. Ha appena saputo, in via riservata, di alcuni accertamenti della Guardia di Finanza. «Te l’ho detto – dice all’amico – per questo l’Uruguav non va venduto». Poi si domanda: «C’è l’estradizione in Uruguay, chi lo sa?». Concludono i carabinieri: «Toti ha chiaramente manifestato la volontà, qualora la propria posizione dovesse aggravarsi, di fuggire in uno stato estero (Uruguay), nel quale ha evidentemente dei possedimenti».
DE VITO INDICA L’AVVOCATO – È nel lungo interrogatorio dello scorso luglio, quando Parnasi spera di ottenere i domiciliari, che, a verbale, salta fuori il nome di Marcello De Vito e il legame con l’avvocato Mezzacapo, indicato a Parnasi, come possibile consulente, proprio dall’allora presidente del Consiglio comunale: «Me lo ha indicato…e io avevo tutto l’interesse a soddisfare la richiesta». Parnasi non aveva mai sentito parlare del legale che vede la prima volta a marzo del 2017 da Vanni, storico bar di Prati. Già al primo incontro tutto è chiaro. «Ho percepito immediatamente – dice ai pm – che De Vito gradisse l’avvio di un rapporto professionale con lo studio Mezzacapo…non c’è stata alcuna imposizione» ma è chiaro, dice Parnasi «non era occasionale la presenza del Mezzacapo…e che De Vito, pur non avendomi detto nulla, ha sponsorizzato si da quel primo incontro la nascita del nostro rapporto professionale».