La Roma è tornata all’opposizione. Sono finiti i tempi dei sorrisi storti e della diplomazia gestionale. I Friedkin hanno deciso di far rispettare la loro indipendenza e i loro investimenti, anche a costo di sbattere contro le grandi del calcio italiano o le stesse istituzioni. Come scrive il Corriere dello Sport, non siamo ancora ai livelli delle battaglie di Dino Viola e Franco Sensi, che avevano un interesse mediatico superiore a una determinazione dettata dalla conoscenza della materia. Ma è un altro elemento di rottura enorme rispetto all’epoca Pallotta.
A nessuno è sfuggito che le intemerate di Guido Fienga, pubbliche e private, arrivassero in parallelo alla discussione dei diritti televisivi, nella quale la Roma è ben lontana dalle posizioni di Juventus e Napoli. La coincidenza cronologica è evidente, così come il nesso: Juve e Napoli si accordano per spostare una partita, la Lega lo concede, la Roma protesta vigorosamente. Il vero bersaglio di Fienga non è il presidente, Paolo Dal Pino, che in questa vicenda è entrato solo distrattamente, ma l’amministratore delegato De Siervo con il dirigente Butti.