CORRIERE DELLO SPORT – L. FERRAJOLO – La Roma si arrampica un po’ e due vittorie di fila dopo il derby perso sono un bel segnale. Se poi questo significa inseguire di nuovo il terzo posto, si vedrà più in là. Anche perchè nell’occasione non ha incantato. Anzi. Trovato il gol con Osvaldo dopo appena due minuti e mezzo, avrebbe dovuto sfoderare ben altra partita. E invece ha sfiorato più volte il raddoppio, ha sciupato troppo e non si è mai messa al sicuro. Forse è in atto una trasformazione impensabile. Era già successo a Palermo: gol lampo e poi una difesa attenta, grintosa, a tratti disperata. Deve aver cambiato copione Luis Enrique, perchè contro il Genoa la storia si è ripetuta pari pari. Ci sono aspetti positivi e inediti: in 180’ la squadra non ha subito gol, è riuscita per ben due volte a difender quel vantaggio iniziale e in effetti la difesa è molto più attenta di prima, nonchè più protetta.
Poi c’è un’altra novità: la squadra spesso cerca gli attaccanti con lanci lunghi, lo ha fatto molto contro il Genoa e infatti così Osvaldo ha segnato l’unico gol e ne ha sfiorati altri due. Nella ripresa il Genoa ha addirittura fatto possesso palla mentre la Roma è arretrata, ha alzato la diga ed ha cercato di colpire in contropiede. Una Roma, insomma, diversa dalla solita, molto più pratica ma non certo bella. Continua a buttare via palle gol importanti e alla fine rischia di subire il pari. Ha confermato invece questa capacità di colpire subito, è la squadra che segna di più in avvio ma farebbe bene a consolidare poi il vantaggio. In questo caso non ci è riuscita anche perchè Lamela ha deluso, Borini non è stato il solito e Osvaldo dopo un primo tempo esplosivo si è spento. Insomma una Roma a metà, più brava dietro che in avanti. E questo è un autentico paradosso. (…)
Il Genoa però non è rimasto a guardare e anzi la partita ha preso una piega imprevedibile: la Roma ha fatto solo a tratti il suo proverbiale possesso palla ma lo ha alternato a lanci lunghi, negli spazi, con cui ha creato oltre al gol altri pericoli a Frey. Solo che Lamela non ha toccato palla per gli interi 45′ e anche Borini ha combinato poco. Al contrario il Genoa per lunghi tratti ha fatto la partita, ha pressato i romanisti senza lasciare loro il dominio a centrocampo, ma davanti raramente è stato pericoloso. Al 13’ Palacio ha saltato due romanisti ma il suo diagonale è stato deviato in angolo da Stekelenburg e poi al 32’, su cross del solito Palacio, Belluschi ha tentato una deviazione ma nel contrasto con Heinze ne è venuto fuori un tocco troppo lento. Gilardino si è visto poco e così Kjaer, sempre sotto esame, nei primi 45′ ha fatto un figurone.
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