IL ROMANISTA (V.META) – Buongiorno Roma. «Ci meritavamo questa vittoria, serviva a risvegliarci mentalmente ». Parola di Pablo Daniel Osvaldo. Due gol in quattro giorni, ma stavolta oltre alla gloria il numero nove si porta a casa pure i tre punti. C’è la testa dell’attaccante italo-argentino sulla vittoria della Roma a Parma – trasferta tradizionalmente amica -, la prima con Luis Enrique in panchina. «Penso che ci meritassimo questa vittoria – le sue prime parole ai microfoni di Sky-.Stiamo facendo un lavoro enorme, ci sacrifichiamo tutti moltissimo, ma fino a questo momento non eravamo riusciti a raccogliere i frutti di tanta applicazione. Stavolta è andata a finire bene e sono felice per tutti: ce lo siamo meritato».
Per espugnare il tardini e ricacciare indietro i cattivi pensieri di una Roma in cerca di se stessa c’è voluto uno stacco preciso sul cross di Rosi, con la palla che sembra prendersi qualche istante di più per girare in rete, neanche volesse dare il tempo ai fotografi di inquadrarla meglio. Un gol bello quanto fondamentale, festeggiato a colpi di mitraglia, con il quale l’ex allievo di Zeman ha ripagato la fiducia confermatagli da Luis Enrique dopo la gara contro il Siena: «Io ce la metto sempre tutta – ha detto – sia in partita sia ogni giorno in allenamento, e questo il mister lo vede». Quando gli chiedono qualche dedica, l’attaccante mette da parte il fucile d’assalto: «Il gol è per mia moglie e per la mia bambina, che mi guardano da casa», salvo riprenderlo subito in mano per aggiungere che «di tutti gli altri non me ne frega niente ». Gli altri, quelli che rimproveravano alla Roma di averlo pagato troppo per riportarlo in Italia dall’Espanyol, dove pure ha segnato 20 gol in 44 partite: «Ma queste so’ cose che si dicono – replica lui in quel suo italiano che mescola gli accenti più disparati, eredità di un passato da girovago fra Bergamo, Lecce, Firenze e Bologna -. A me non interessano. Io so solo che lavoro e mi impegno duramente sul campo ogni giorno per cercare di guadagnarmi il posto quando arriva la partita. Ogni domenica lascio l’anima in campo e questo il mister lo vede». L’anima in campo ce l’ha messa anche ieri sera, e solo una sfortuna misurabile in centrimetri – pochissimi, peraltro – gli ha impedito di scaricare una seconda sventagliata di mitra nella notte del Tardini: se lo splendido diagonale con il destro di metà ripresa non fosse sfilato fuori di un soffio sul secondo palo, oltre a regalarsi la doppietta, Osvaldo avrebbe pure risparmiato un lunghissimo quarto d’ora di sofferenza a pubblico e panchina romanisti. «Ma noi ci credevamo e penso si vedesse dai sacrifici che facciamo. È normale che quando proponi cose nuove ci vuole un po’ di tempo per dare la possibilità a tutti di adattarsi. Nel calcio, soprattutto in Italia, è un po’ difficile che questo tempo venga concesso. Però se ce lo lasciano, faremo grandi cose». Curioso che uno esplosivo come lui si ritrovi a predicare la pazienza, ma neanche poi tanto se si pensa a quel gol in modalità slow. Per farsi ammirare meglio?