IL TEMPO – A. SERAFINI – L’Osvaldo furioso, o semplicemente ribelle. Questione di carattere, forse di troppa personalità come spiega qualcuno a Trigoria. Resta il fatto che anche nella nuova rinascita romanista targata Andreazzoli, la nota stonata nello spartito generale venga spesso suonata dall’italo argentino.
L’ultimo atto è andato in scena domenica sera, quando richiamato in panchina a nove minuti dal fischio finale, ha preferito imboccare la via diretta degli spogliatoi imprecando e rifiutando di porgere la mano al secondo Muzzi. Niente di trascendentale, anche se Osvaldo si aspettava un comportamento diverso dal suo allenatore, «reo» di avergli fatto subire l’umore dell’Olimpico in un momento per lui delicato. […]
«I fischi? Li odio», aveva dichiarato Osvaldo appena qualche mese fa. Gli stessi, che parte dello stadio gli ha riservato accompagnandolo verso la quinta gara consecutiva lasciata senza il suo nome sul tabellino dei marcatori. L’attaccante ci è già passato la scorsa stagione, dove tra lo scetticismo legato ai 16 milioni spesi dalla società per portarlo nella capitale e i risultati deludenti, era riuscito comunque a chiudere il suo campionato con la palma di miglior realizzatore giallorosso. 11 reti, che sommate alle 12 (compresa la Coppa Italia) già messe a segno in questa stagione, non gli hanno comunque permesso di scendere da un’altalena di amore e odio.
Adorato e sempre protetto nello spogliatoio dai suoi compagni, il resto non ha ancora convinto la dirigenza, che a giugno potrebbe comunque decidere di mettersi intorno al tavolo nel caso in cui arrivassero offerte importanti