IL TEMPO (A. AUSTINI) – Il momento nettamente più difficile della Roma dal 2013 ad oggi, una squadra impresentabile che rispecchia il momento di confusione, paura e smarrimento generale a tutti i livelli nelle stanze di Trigoria. I giocatori hanno chiaramente mollato, Ranieri non ha strumenti per cambiare le cose, i dirigenti sono finiti in una sorta di stand by aspettando le decisioni di Pallotta. Prima della partita parla Totti, alla fine il presidente. Due messaggi diversi e chiari allo stesso modo, «tutti sanno cosa è andato storto in questa stagione – dice Pallotta con chiaro riferimento a Monchi e a tutto ciò che è dipeso da lui
compresa la conferma a oltranza di Di Francesco e dello staff – ed è per questo che abbiamo dovuto apportare modifiche. Ma il tempo delle scuse è finito. La performance contro la Spal non era accettabile e oggi era ancora peggio. Questi giocatori devono alzarsi e mostrare che hanno le palle. Niente più alibi per nessuno». È il grido disperato dai lontani Stati Uniti di un proprietario che ha perso la pazienza, la fiducia e sta vedendo andare in fumo milioni di investimenti. Perché una cosa è certa: questa è la Roma peggiore di sempre non in assoluto, ma in rapporto a quanto è stato speso e quanto costa mantenerla. E senza i soldi della Champions il prossimo anno dovrà essere smontata e rimontata abbassando i costi.
Ora Pallotta sta cercando un uomo della provvidenza che gli risolva i problemi, facendosi consigliare come sempre da Baldini senza ascoltare con convinzione quanto invece gli viene suggerito da chi vive la quotidianità a Trigoria. Dopo l’addio di Sabatini sperava di aver trovato quel «mago» in Monchi, adesso ne vuole un altro e ha incontrato nelle ultime settimane tre-quattro potenziali direttori sportivi. Tra questi c’è senz’altro Luis Campos, a suo dire dirigente dal curriculum indiscutibile. Il portoghese del Lille, legato a doppio filo al procuratore Jorge Mendes, gli ha dato la sua piena disponibilità e informalmente già parla in giro da diesse giallorosso in pectore, ma Pallotta non ha ancora sciolto le riserve. Tra gli altri candidati c’è Petrachi, che avrebbe un senso compiuto solo se portasse Conte: difficile, difficilissimo. L’alternativa è Sarri, che ieri però ha rafforzato la sua posizione al Chelsea con un successo in rimonta sul Cardiff e poi ha parlato chiaro: «Voglio restare qui per migliorare la situazione». E Massara? Tutti i dirigenti italiani non hanno dubbi che sarebbe il caso di confermare lui come direttore sportivo, senza andare a cercare «scienziati» in giro per il mondo. Ma Pallotta non lo percepisce come la «soluzione», visto che è già dentro una Roma che sportivamente quest’anno non funziona. Tra quelli che sperano di poter incidere nell’’ennesima rivoluzione alle porte c’è anche Totti. «Ne parlano tutti, se dovessi prendere posizione io – dice l’ex capitano a proposito di una sua promozione a un ruolo più importante in società – qualcosa cambierò. Ne ho già parlato con chi di dovere». Viene spontaneo pensare che la prima cosa che Totti vorrebbe è il ridimensionamento della figura di Baldini, ormai mal sopportata da tutti tranne che da chi deve decidere. La bandiera giallorossa sottolinea anche di aver «messo bocca sulla scelta di Ranieri perché è l’uomo giusto. Sul futuro di De Rossi è una decisione che deve prendere lui e se si sentisse di continuare ne parleremo insieme. Zaniolo? Ci puntiamo tantissimo, discuteremo del contratto e faremo la cosa migliore”. Resistere agli assalti del mercato sarà dura, ma vendere anche lui sarebbe come uccidere la Speranza.