La Stampa (M.Nerozzi) – Scusate abbiamo scherzato, dice nella tarda mattinata americana James Pallotta, che aveva invece illuminato la notte con i fuochi d’artificio (rossoneri) alla radio di Sirius XM, gruppo newyorchese di broadcasting quotato al Nasdaq. E non con il primo che passa davanti al campo dell’Harvard Business School, alle porte di Boston, dove il numero uno giallorosso va spesso a vedersi gli allenamenti della Roma: «Se potete spiegarmi il Milan, perché io non capisco: non hanno i soldi per comprare la squadra e sono gli unici in serie A che stanno perdendo la testa». Per lo shopping milionario, si suppone. È bastata la lunga e articolata risposta di Marco Fassone, ad rossonero, che alla sorpresa («Sono sbalordito») ha aggiunto qualche numero, per la retromarciadell’italo-bostoniano: «Mi scuso se ho avuto informazioni imprecise e auguro al Milan le migliori fortune». Come sempre, la vicenda è più complessa, ma non troppo complicata, di quel che appare. Pallotta, che da anni naviga nel mondo della finanza, e in particolare nelle acque aggressive dei fondi d’investimento, è abituato a maneggiare informazioni e sa benissimo che queste hanno influenza sui mercati (e sui tifosi, suoi), come sa altrettanto bene che una cosa detta, rimane. Del resto, una smentita è una notizia data due volte. Non è solo una banale questione di pallone, ma di bilanci, di prestiti e, soprattutto, di come e su quali progetti investono i fondi americani. Ci sarebbe anche la Roma, o il suo stadio, per esempio. Dopodiché, pur con toni abrasivi, Pallotta ha palesato le domande che molti si fanno nel mondo del pallone, da tempo, e che non sollevano per ipocrisia o mal celato bon ton.
STIPENDI E INVESTIMENTI – Alla radio americana, Pallotta parla del Milan come se fosse un investitore o un operatore di Wall Street: «Non ho idea di cosa stia succedendo, non ha senso. Non hanno i soldi in primo luogo per comprare la squadra, visto che hanno preso 300 milioni in prestito da persone che conosco a Londra, a un interesse piuttosto alto». E ancora: «Stanno spendendo per giocatori e pagheranno le conseguenze a un certo punto. Loro dicono che è tutto per qualificarsi alla Champions, ma non sarà abbastanza». Detto da uno che, da quando è entrato nel calcio, fa della qualificazione europea una questione di sostenibilità finanziaria, che non sempre basta. «Quando gli stipendi saranno uguali ai ricavi, non so che diavolo succederà». Magari c’è un segreto, ironizza Pallotta: «Forse loro hanno un grande piano che un giorno scopriremo, ma se potete spiegarmi il Milan, perché io non lo capisco».
CE N’E’ ANCHE PER L’INTER – Non bastasse, altre parole le aveva registrate la AssociatedPress: «Sono choccato dalla Uefa, è uno scherzo. Il ceo del gruppo Elliott è mio amico e diventeranno proprietari del club, perché loro hanno il debito». Pallotta tira sassate anche su Spalletti («Voleva solo litigare con la stampa») e Sabatini («Avevo perso fiducia in lui»): per queste, non ha chiesto scusa.