Pallotta è contestato e il nuovo stadio è lontano

Pallotta è contestato e il nuovo stadio è lontano

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini – D.Stoppini – A.Pugliese) – Le parole dure e gli sberleffi riservati a James Pallotta dalla curva popolare come dalla tribuna chic, hanno sancito come la delusione dell’universo romanista nei confronti della proprietà sia ormai palpabile. Che Pallotta – dispiaciuto per la contestazione – intenda il calcio in modo manageriale e abbia nel nuovo stadio (i cui tempi di realizzazione non sono ancora certi) la stella polare non è né un mistero né un peccato. Nell’ottica del tifoso, però, avviarsi al traguardo del 7° anno di gestione Usa contabilizzando 3 secondi posti in campionato ma senza avere vinto nulla (a differenza di Juve, Napoli, Lazio e Milan) è una ferita difficile da guarire, tanto più che nel periodo si sono avvicendati 6 allenatori (escluso il Montella «trovato»), 2 amministratori delegati, 2 direttori generali, 3 direttori sportivi, 5 direttori commerciali. Eppure dal 2013 la squadra non più nemmeno un «main sponsor». Andando via, l’ex d.s. Sabatini ha raccontato: «Alla Roma ci sono 3 centri di potere: Boston, Londra e Trigoria». Troppi? Mentre Totti tace al d.s. Monchi sono stati chiesti «miracoli» non arrivati (molti acquisti hanno deluso). Resta l’obiettivo qualificazione Champions, il cui fallimento significherebbe ulteriori cessioni, da aggiungere ai vari Marquinhos, Benatia, Pjanic, Rüdiger e Salah trovati e poi perduti. Finora la proprietà dal 2011 ha messo in cassa 170 milioni più 18 di prestiti. Le plusvalenze sono state pari a circa 301 milioni. I prestiti chiesti a Goldman Sachs sono arrivati a 230 milioni. L’ultimo bilancio è stato in rosso di 41,7 milioni e l’accordo sul «financial fair play» con la Uefa è stato sforato, sia pur di poco. «Ormai tutte le squadre vendono – ha detto Gandini –. Con le cessioni dei giocatori si fanno i bilanci, ma anche e soprattutto i risultati». Quelli che mancano.

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