Un’esibizione muscolare. Gianluca Petrachi ha incarnato bene lo spirito del tempo. Orgoglio romanista, si potrebbe dire. Quanto basta per fare luce su tanti aspetti dell’attualità – l’interesse esplicito per Higuain, innanzitutto – e mettere in riga tutti coloro che, per motivi diversi, rappresentino un problema. Da Dzeko a Zaniolo fino ad El Shaarawy. Persino Totti e De Rossi paiono un rimpianto leggero, se confrontato con l’entusiasmo con cui viene omaggiato Fonseca, rappresentato come un vero e proprio contraltare al «no» doloroso di Conte. «Sono rimasto molto colpito da lui e da come giocava lo Shakhtar – spiega il nuovo d.s. -. Ho visto una squadra corta, aggressiva, con recupero di palla immediato. E’ il calcio che amo».
Ma parlando di gap, Petrachi non si nasconde. «Le ambizioni ce l’ho e vorrei lasciare il segno, ma qui occorre rimettere le fondamenta. Bisogna essere anche un po’ realisti. Oggi la Roma è all’anno zero. Deve ripartite con dei valori e dei principi. Gente che viene con la pancia piena o pensa solo al dio denaro non la voglio. La Roma non è una succursale, chi viene deve farlo con entusiasmo. Porterò disciplina e senso di appartenenza». Quello che Dzeko sembra non avere più. «Non è che uno si mette d’accordo con un’altra squadra e ci ricatta. Se non ha gli stimoli giusti, porta una squadra che offre il grano (20 milioni, ndr) e poi può andare. Non mi piace essere preso per la gola e non mi interessa che abbia raggiunto un accordo. Non ci faremo strozzare da nessuno. Manolas? Voleva andare via e il Napoli ha fatto una proposta importante. Diawara non vuole fare le vacanze, ha bisogno di fiducia».
Poi c’è Higuain,«Chi lo discute è un pazzo. Ora può avere perso un po’ di autostima, ma di sicuro potrebbe far comodo. Se si aprisse qualcosa (ma è aperta da tempo sulla base del prestito oneroso con riscatto, per un totale di circa 36 milioni, anche se c’è il modo ingaggio, ndr), deve essere lui a crederci. Per ritrovare il vero Higuain non ci sarebbe niente di meglio della Roma. Potrebbe seguire le orme di Batistuta, che qui ha lasciato un segno indelebile». E Barella? «Conte è molto bravo a motivare i calciatori. ha scelto l’inter, per me è un capitolo chiuso».
Fonte: Gazzetta dello Sport