Javier Pastore non va soppesato sulla mancata convocazione al Mondiale, né sul rischio di vederlo finire di nuovo in infermeria. Il valore dell’argentino va apprezzato per l’immutata eleganza intrinseca al suo modo di toccare palla, al suo stile nel gestire la manovra, cambiando tutto in un’accelerazione o una giocata. Caratteristiche che nel 2011 avevano fatto innamorare l’emiro del Qatar che ne fece la prima stella del Psg, per 42 milioni di euro. Capitolo infortuni: una ventina dal suo arrivo in Ligue 1. Dai legamenti del ginocchio all’inguine, dagli adduttori all’anca, alla tibia, passando pure per una congiuntivite che lo tenne fuori per tre mesi a cavallo del 2016. Ma a dargli problemi sono stati soprattutto i polpacci. Tutto risolto quest’anno cambiando alimentazione e lavorando diversamente a livello fisico, con un preparatore personale, intervenendo su muscolatura e postura.