Javier Pastore, fermo ai box da novembre per un problema all’anca, ha parlato ai microfoni di Cadena 3:
«In Italia all’inizio non si dava tanta importanza, se ne parlava quasi come fosse uno scherzo – prosegue – , fino a che gli ospedali sono stati colpiti. Da mercoledì scorso siamo in quarantena a casa, senza poter fare nulla, andare ad allenarsi, muoversi o viaggiare. Io mi alleno mattina e pomeriggio per poter dividere la seduta in più parti e occupare il tempo. Dovevamo allenarci questo mercoledì (oggi, ndr), avevamo in programma un allenamento a gruppi in orari diversi, ma dopo le decisioni del Governo è tutto fermo. E non sappiamo se realmente tutto terminerà il 3 aprile. Potrebbe durare anche di più. Il club ci ha invitato tutti i materiali, seguiamo programmi personalizzati e quindi lavoriamo. Credo che questo stop durerà più a lungo del 3 aprile, poi quando riprenderemo avremo bisogno di quindici giorni di preparazione. Per noi che stiamo spesso fuori e viaggiamo molto è un’occasione per stare con i bambini e la sto sfruttando».
Poi un retroscena su Siviglia-Roma: «La decisione di non partire per Siviglia è stata presa d’accordo con la società, eravamo tutti d’accordo, per il club non era logico rischiare la salute dei giocatori e dello staff. Poi non sapevamo se avremmo mai giocato la partita di ritorno, né se avremmo giocato l’ottavo in gara unica e in campo neutro».