IL MESSAGGERO (S. CARINA) – Parla da leader. Probabilmente perché in fondo Pellegrini lo è sempre stato. Dalla prima gara in giallorosso quando, a 21 anni, in mezzo a gente del calibro di Strootman, Nainggolan e De Rossi, era lui a ‘chiamare’ il pressing a dispetto dei compagni più esperti e blasonati. Figuriamoci ora che la Roma è stata per l’ennesima volta trasformata sul mercato. Rivoluzione che non lo ha toccato perché lui e chi lo segue sono stati chiari dal primo giorno di mercato. «Resto qui» l’indicazione del centrocampista; «Lorenzo non si muove», le parole dell’agente Pocetta. Fine dei giochi e delle indiscrezioni, con buona pace della clausola rescissoria. Lorenzo, futuro papà ha deciso di restare, forte anche dell’eredità che gli ha lasciato Totti, designandolo come il suo erede e quello di De Rossi.
RUOLO INTRIGANTE – Al netto della fascia, la Roma che sta nascendo può diventare la Roma di Pellegrini. E lo si intuisce anche dalla posizione che ha in mente Fonseca per l’ex Sassuolo. Il tecnico infatti lo vede principalmente come uno dei due mediani (vicino a Veretout), con facoltà d’inserimento. È chiaro che all’occorrenza potrà giostrare anche come trequartista (ruolo in partenza di Zaniolo) ma pronti, via agirà qualche metro più indietro: «Prediligo la fase offensiva, mi viene più naturale, ma sto cercando di migliorare in quella difensiva. Il centrocampista centrale ora deve saper fare tutto, altrimenti fa un’altra cosa», la conferma ieri a Roma Radio. Singolare il ritratto che dipinge di Fonseca: «Lo vedo molto diretto e mi piace, non è scontato. Lui vuole questo e tu lo devi fare, fine». Forse perché nel carattere un po’ gli somiglia. La passata stagione è solo un ricordo: «Ci sono state cose che sono andate male in campo, ma anche fuori». Ora è tempo di voltare pagina.