Ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5 FM, durante la trasmissione “Bar Forza Lupi” condotta da Massimo D’Adamo, Gabriele Ziantoni e Cindy Simonacci è intervenuto Carlo Petrini, ex giocatore, tra le tante, di Roma e Milan, conosciuto negli ultimi anni per aver scritto libri d’inchiesta, proprio sul mondo del calcio, tra i quali citiamo “Nel fango del dio pallone”, “I pallonari”, “A piedi nudi” e “Un calcio nei coglioni”. Petrini ha espresso alcune considerazioni sulle ultime frasi del presidente della Lazio Claudio Lotito circa presunti aiuti alla Roma e strani “tintinii di manette…”
Il presidente Claudio Lotito, dopo la gara contro la Juventus ha parlato di “tintinnio di manette”. E’ vero, come è stato recentemente detto in un’udienza del processo soprannominato “Calciopoli 2” che il calcio non è più pulito dal 1980?
La verità è che il calcio non è mai stato pulito. Se poi Lotito vuole dire delle cose, si affretti, faccia dei nomi, così come fecero Cruciani e Trinca trent’anni fa. Ci sono delle preture alle quale rivolgersi per far uscire tutta la verità.
Eppure ci si preoccupa di quello che succede sull’altra sponda del Tevere. Ultimamente va di moda dire che la Roma è aiutata e le vengano fischiati molti rigori a favore…
Queste sono delle fantasie. Troppo facile fare affermazioni del genere: quando la Lazio era davanti a tutti non succedeva nulla di strano. Ora che in palio c’è qualcosa di importante si è cominciato a puntare il dito.
Com’era la rivalità con la Lazio ai tuoi tempi?
Grandissima, non diversa da quella di oggi. Fare gol nel derby voleva dire ritrovarsi sull’altare della gloria. Ho giocato altre stracittadine, in molte città d’Italia, ma quella di Roma è particolare. La gente la vive non solo sul campo, ma già quindici giorni prima.
E del Milan che ne pensi?
Dal processo di Calciopoli è emerso che in qualche intercettazione rientravano anche i rossoneri. Ora sono Campioni d’Italia. Credo che se la Roma avesse avuto un pizzico di coraggio in più, un po’ più di forza interiore, avrebbe potuto lottare fino in fondo. Questo campionato è stato buttato, così come quello dello scorso anno.
Pensi che a questa Roma sia mancata la professionalità?
Non credo: se hai la possibilità di vincere uno Scudetto, quello che non ti manca è proprio la professionalità. Hai voglia di vincere. E poi scendere in campo con tutta quella gente che ti sostiene: sono capaci di esaltarti come un dio, così come di criticarti fino alla morte. Mi ricordo che sbagliai due gol nel derby: fui costretto a lasciare lo stadio quando tutti se ne erano già andati. Ci sono momenti a Roma, più che in altre città, in cui devi dare tutto, devi essere più professionale possibile. Quando sei in campo le forze che ti mancano te le danno le persone sugli spalti.