Pinto, così non va. Houston abbiamo un problema

Pinto, così non va. Houston abbiamo un problema

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Ogni giorno risulta più chiaro il progetto a medio-lungo termine al quale accennò Tiago Pinto nel corso della sua presentazione alla Roma. Come scrive Ivan Zazzaroni nel suo editoriale sulle colonne del Corriere dello Sport, arrivò grazie ad un cacciatore di teste: i Friedkin si rivolsero alla Retexo Intelligence di Charles Gould. La prima scelta di questo database era Javier Ribalta, formatosi nel Liverpool di Benitez e per 5 anni assistente di Marotta alla Juventus della quale era il capo degli osservatori. Prima di tentare di costruire la squadra del futuro prossimo, Pinto ha pensato bene di demolire il poco, o il molto, di buono fatto da Guido Fienga. Ad esempio: Pinto ha reso praticamente inutile l’incontro a inizio ottobre a Udine tra Ryan Friedkin e Allegri; e di recente ha negato il rinnovo ad Antonio Mirante, figura rilevante nello spogliatoio. Inevitabile l’incazzatura del gruppo. Per il dopo-Fonseca si era inizialmente orientato su Marco Rose e su Nagelsmann. Il primo ha deciso di andare al Borussia Dortmund, il secondo sta trattando col Bayern e col Tottenham.

Costretto a spostarsi su altri obiettivi Pinto ha pensato anche all’ex laziale Conceicao che comunque sta discutendo il rinnovo col Porto. A sostenere Pinto è soprattutto Ryan Friedkin, appassionatissimo di calcio e numeri. Tiago Pinto non ha ancora quarant’anni ed ha in mano i destini di una delle società più importanti in Italia. Gli si deve concedere il diritto di sbagliare, ma non quello di eccedere. In piazze come quelle di Roma il buonsenso, l’umiltà e il rispetto della competenza altrui sono molto più efficaci della presunzione e della voglia di fare.

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