CORRIERE DELLO SPORT – M. EVANGELISTI – Non l’hanno voluto da giocatore. Non vogliono mandarlo via da allenatore. Città sapiente, Bologna, che sa dov’è il sugo del sale. Stefano Pioli ci si trova bene. Ha il culto della lentezza. Dunque è lecito supporre che si troverebbe bene anche nella Roma, il gioco della quale s’invischia facilmente in qualsiasi difficoltà, dalle ragnatele al primo alito di scirocco. Invece Pioli sarebbe l’uomo giusto proprio per la ragione opposta. Perché rimetterebbe in movimento le parti incrostate del meccanismo della squadra. Detesta il possesso palla, il suo calcio è un viaggio continuo. Come la sua vita. Quando era moro e riccio giocava mediano. Il Bologna lo trovò troppo lento per il ruolo e non gli diede altre possibilità. Se le diede da solo. (…)
Pioli, l’uomo che non sapeva correre
SUCCESSO – E’ lì che la lentezza affiora. I caffè di Parma, le passeggiate con o senza cane. Il basket, sport cerebrale di pura ricerca degli spazi. Pioli lo studia e per quanto si può nei campi grandi come piazze da parata dove si gioca il calcio cerca di implementarne qualche schema. Da calciatore non ha sfondato, a parte qualche ginocchio. Proprio e altrui. Poi bisogna mettersi d’accordo su che cosa significhi avere successo. Se non possa bastare, per esempio, giocare 42 partite con il Verona e 154 con la Fiorentina dopo aver sostituito Gaetano Scirea a Tokyo in una finale di quello che ora è il Mondiale per club. Da allenatore sta sfondando da un pezzo. Non dove avrebbe voluto. A 41 anni lo chiama il Parma. Riecco la sua città. Non è il momento giusto. La società traballa, Pioli anche. Lo temevo ma non potevo dire di no, racconta. Rimane la panchina più dura su cui Pioli si sia mai seduto (…)
LEZIONI – Ora il Bologna è 11º, salvo con ampio margine, e la classifica è una specie di Oscar alla carriera per Pioli. Nel raggio di un punto ci sono tutta la sua esistenza e la sua carriera, pari merito tra Bologna, Parma e Chievo. Il Sassuolo, che si è fatto conoscere anche grazie a lui, sta avanzando verso la massima serie. Al Chievo, Pioli ha riservato solo un anno della sua vita. Abbastanza per mandare in estasi una tifoseria già ben abituata. La quarta miglior difesa del campionato con Andreolli, Sardo e Mantovani.