FOCUS CGR – In attesa di scoprire quale sarà il destino della Roma nel rush finale di questo campionato, imperversano sui media nazionali e internazionali le prime voci di mercato.
Nel vortice di indiscrezioni, rumors e notizie più o meno veritiere, ricorre costantemente il nome di Miralem Pjanic.
Il bosniaco – giunto alla sua quinta stagione in maglia giallorossa – con quella di domenica nel Derby, ha totalizzato la sua 179° presenza con la Roma, da quando nelle ultime ore dell’agosto del 2011, Pjanic ha salito di corsa le scalette di un aereo proveniente da Parigi (sponda Lione) per raggiungere la Capitale.
RENDIMENTO e DISCONTINUITA’ CRONICA? – La storia di “Mire” con la Roma è una storia particolare: calciatore da una parte sopraffino dal punto di vista tecnico, che sin dalle sue prime uscite all’Olimpico ha manifestato un talento cristallino, da coltivare e provare a mettere al servizio della squadra, ma anche estremamente fragile sul piano fisico e a tratti psicologico.
I suoi primi due anni sono stati infatti caratterizzati da una forte discontinuità, dettata forse anche dalle difficoltà tecniche di una squadra in ricostruzione e dalla necessità di ambientarsi in un calcio totalmente diverso da quello francese. Poi l’arrivo di Rudi Garcia, che lo ha messo al centro del suo progetto, disegnando sul bosniaco il vestito più adatto: regista avanzato, nel ruolo di mezz’ala, alla Iniesta per intenderci, con De Rossi e Strootman alle sue spalle.
35 presenze in campionato, 6 gol segnati, alcuni straordinari come quello casalingo al Milan con un slalom degno del miglior Alberto Tomba e una titolarità acquisita per meriti oggettivi.
Lo scorso anno una nuova stagione di alti e bassi, con tante ombre soprattutto nel girone di ritorno ma quel gol decisivo contro il Napoli in casa che di fatto, ha tenuto lontano i partenopei dalla lotta al secondo posto.
CONSACRAZIONE e NUMERI DA TRASCINATORE – Pjanic quest’anno sembra aver trovato la regolarità invocata dai più in queste stagioni: nonostante a Roma i suoi “detrattori” continuino a definirlo un calciatore discontinuo, incapace di prendere per mano la squadra nei momenti di difficoltà, incapace di essere realmente decisivo nelle gare importanti, i numeri sembrano confermare una realtà oggettiva molto diversa.
Il bosniaco finora in questa stagione ha totalizzato 35 presenze complessive tra campionato e Coppe, segnando 11 gol (9 in A e 2 in Champions) e mettendo a segno 11 assist vincenti.
Di fatto Pjanic ha inciso su 22 gol totali degli 82 segnati dalla Roma in tutte le competizioni. Un quarto delle reti realizzate dalla Roma arrivano direttamente o indirettamente da giocate decisive del bosniaco, che inoltre ha sbloccato 5 partite con i suoi gol e ha portato come bottino alla squadra giallorossa 14 punti in campionato, 4 punti su 6 nel girone di Champions.
Numeri che non saranno di certo sfuggiti ai tanti club europei che da mesi si sono messi sulle tracce del bosniaco dal City, al Psg, passando per Barcellona e Chelsea (alcuni spifferi raccontano di un pranzo vicino Stamford Bridge tra Antonio Conte e Pjanic nel corso della due giorni londinese, al netto delle smentite della società), ma che evidentemente non hanno ancora convinto quella parte della città capitolina, che a giugno si libererebbe senza grossi patemi d’animo di lui.
Sarebbe curioso conoscere in merito il parere di Luciano Spalletti, che da quando è arrivato a Roma su quattordici gare complessive – comprese le due sfide contro il Real – a Pjanic ha rinunciato dall’inizio solo in due occasioni, facendolo entrare dalla panchina contro il Carpi e contro l’Udinese, e in entrambi i match il bosniaco è stato comunque decisivo.