Presso la sala Presso il Salone d’Onore del Coni arrivano Eusebio Di Francesco e Mauro Baldissoni, rispettivamente allenatore e direttore generale della Roma per presenzaria alla cerimonia del premio Bearzot. Il prestigioso riconoscimento promosso da US Acli in collaborazione con la Figc quest’anno è stato assegnato all’allenatore giallorosso che sul palco ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:
Ha trovato cambiato l’ambiente romano da quando era giocatore? Manca mentalità o tecnica?
“Il gap è sicuramente un po’ per tutte e due le cose. La mentalità si costruisce con la continuità. Essere inchiodati ad un pensiero è fondamentale. Abbiamo ricreato un senso di appartenenza con i tifosi. Per quello invito sempre i miei ragazzi a condividere con la gente anche una fotografia perché devono essere solo felici di farla.”
Che significa allenare la Roma?
Sicuramente è un motivo di grande orgoglio, era il mio desiderio principale, ora devo essere bravo a tenermi il posto.
Avete fissato l’appuntamento per rinnovare il contratto?
“E’ l’ultimo dei problemi per quanto mi riguarda ma credo che troveremo con grande facilità l’accordo. Con il direttore neanche ne abbiamo parlato, quello che dobbiamo fare è migliorarci per il bene della Roma. Per il contratto vedremo più avanti.”
Interviene Baldissoni: “Con Eusebio parliamo di cose molto più importanti del suo contratto, parliamo di cosa serve per continuare a crescere e visto che ne parliamo insieme è scontato che vogliamo continuare insieme. Il percorso iniziato è evidente, puntiamo ad un calcio globale saper quanto riguarda i calciatori sia per i partner. Noi speriamo di riuscirci sempre meglio e siamo convinti di continuare con Eusebio. In certi contesti bisogna presentarsi sapendo di essere protagonisti”.
Che voti dai alla Roma in campionato e in Europa?
“In Europa straordinario anche se volevamo arrivare in finale. Quella mezz’ora di Liverpool ci ha tolto la soddisfazione di arrivare in finale. Abbiamo cercato di dare il nostro meglio e abbiamo creato un entusiasmo che ancora mi vengono i brividi a rivedere le immagini. Avrei voluto prendere questo premio prima di andare a Kiev. Nel campionato abbiamo avuto momenti di difficoltà, ma è un percorso di crescita.”
C’è stato un po’ di scetticismo all’inizio?
“Sì l’ho avvertito è normale ma fa parte del gioco. Bisogna cercare di trasferire in una squadra il tuo pensiero che non è solo di calcio ma anche di uomo. In Italia ci sono tanti bravi allenatori, la nostra forza deve essere quella di mantenere in un gruppo una mentalità e una serietà che alla lunga ci porta ad avere risultati importanti. Non si è vinto niente alla fine ma vincere non è solo portare a casa dei trofei ma cambiare anche mentalità.”
Prosegue a parlare il tecnico giallorosso:
Fai più complimenti a Allegri o Sarri?
“Allegri ha fatto qualcosa di straordinario, non è mai facile vincere continuamente. Io mi avvicino un pochino più a Sarri nel mettere la squadra al campo e ad Allegri nella gestione del gruppo. Sono due allenatori differenti ma allo stesso modo importanti.”
Dopo un video con i complimenti degli altri allenatori…
“In Italia ci sono ottimi allenatori, ognuno cerca di esprimere un pensiero di calcio. In Italia ci sono tantissimi tifosi-allenatori che scelgono il loro beniamino ma ogni tecnico deve avere il proprio pensiero.”
Lei per chi avrebbe votato?
“Sicuramente Inzaghi, anche se è la sua squadra è la prima avversaria della Roma. Penso sia stato bravissimo nella gestione del gruppo. Credo che abbia fatto un grandissimo lavoro e lo metto insieme a Gasperini che è stato eccezionale con l’Atalanta. Si avvicina alla nostra mentalità aggressiva, mi piace andare a fare la partita.”
Qual è la chiave di volta per essere testimoni di coraggio, caparbietà e tenacia, valori per i quali è stato premiato?
La mentalità la dobbiamo infondere in ai ragazzi, anche quando sbagliano. Devono avere la forza di saper sbagliare. Quando si fanno vedere le partite ai ragazzini io sto due minuti e me ne vado. Quando si dice di buttare la palla non è coraggio ma paura, io dico sempre ai ragazzi di osare. La caparbietà, il desiderio di migliorarsi giorno dopo giorno, è fondamentale. Quando prendi un impegno lo devi fare al massimo. Dobbiamo dare ai ragazzi il valore dello sport. La tenacia è quella di non mollare mai, anche attraverso il sostegno dei propri compagni.
Come si fa ad essere un bravo educatore con i grandi campioni?
Mi ricollego al premio Bearzot e tenevo a dire che sono molto orgoglioso di riceverlo. Bearzot mi trasmetteva entusiasmo e serietà ed è tutt’ora per me di grande insegnamento. Alla base c’è la famiglia e ci sono valori importanti che cerchi di trasmettere allo spogliatoio.
Adesso che sei diventato allenatore sei diventato un po’ matto?
Ogni tanto bisogna diventarci, per spostare gli equilibri. Quando ci si guarda sempre intorno si capisce dove si deve andare. Mio papà mi diceva sempre di andare a giocare fuori e anche quando ho smesso mi ha sempre detto di prendere il patentino da allenatore.
Alisson resta?
Sì, giusto.
Un pensiero su Mancini?
Sicuramente è lui a dover dare consigli a me per l’esperienza che ha. Credo che sia la scelta giusta e credo che la scelta sia stata di cuore che è la cosa più importante. Il consiglio lo do alla gente: basta guardare indietro, bisogna guardare avanti.