IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) – La Roma Primavera guidata da Alberto De Rossi, il papà di Daniele, sale sul tetto d’Italia. Battendo, a Pistoia, il Varese (3-2) dopo i tempi supplementari, i giallorossi conquistano il settimo scudetto della storia della società. Mattatore della serata Mattia Montini, attaccante, classe 1992, autore di tutte e tre le reti della Roma, tornata a vincere lo scudetto Primavera dopo sei anni. E’ il primo successo della Roma americana, ma – di fatto – è il premio per il lavoro svolto nel settore giovanile, guidato magistralmente da Bruno Conti, dalla vecchia gestione. Uno scudetto strameritato, giunto al termine di un campionato che la Primavera ha letteralmente dominato.
E’ già tempo di novità, però. Walter Sabatini, l’uomo scelto da Thomas DiBenedetto per gestire l’area tecnica della nuova Roma, venerdì scorso in conferenza-stampa a Trigoria è stato chiarissimo: la Primavera e gli Allievi Nazionali saranno sotto il controllo della direzione sportiva. «Luis Enrique determinerà la conduzione, le priorità, la contiguità tra settore giovanile, inteso nelle due squadre più alte, e prima squadra e determinerà anche una sorta di osmosi un pochino più facile da realizzare», le parole di Sabatini.
Una sorta di rivoluzione. Dalla prima squadra a quella che sarà composta da ragazzini nati nel 1995, tutto sarà controllato da Luis Enrique (e da Sabatini). Ecco perché, per dirne una, a partire dalla Roma che prenderà parte alla serie A e all’Europa League fino a quella che disputerà il campionato Allievi, si giocherà lo stesso tipo di calcio, il 4-3-3. Questo per preparare al meglio i più giovani sia dal punto di vista atletico che tattico, e non farli trovare spaesati in caso di chiamata della prima squadra. Un po’ quanto accade, da anni, nel Barcellona; il tentativo da parte della Roma di costruire in casa le basi della propria attività. Una linea (tattica) comune per il bene della società, in sintesi. «I giocatori si dividono in due categorie: calciatori forti e calciatori scarsi. Non si dividono in calciatori giovani e calciatori vecchi. Esistono come dato statistico, ma un calciatore se è bravo non deve fare apprendistato», ancora il virgolettato di Sabatini. Chiaro?
Detto questo, va aggiunto che Luis Enrique trova una situazione ottimale, visto il lavoro fatto in questa stagione (e in quelle precedenti). La Primavera ha vinto lo scudetto; gli Allievi Nazionali di Andrea Stamaccioni hanno lo scudetto cucito sul petto e da un punto di vista tecnico molte probabilità che possano centrare il bis. Ieri hanno strapazzato il Napoli (4-0): martedì contro il Milan avranno la possibilità di chiudere il gironcino al primo posto e, quindi, di giocare – come accaduto dodici mesi – la finale, in programma giovedì a Montepulciano.
Al di là dello scudetto della Primavera e degli altri risultati conseguiti sul campo, il vivaio della Roma, nel quale trovano spazio quasi esclusivamente ragazzini nati nella Capitale o nel Lazio, viene preso ad esempio dagli addetti ai lavori per la bontà della sua gestione, anche se le risorse economiche non sono mai state pari a quelle di altre società. In mancanza di soldi ci si è affidati ad una copertura capillare del territorio, monitorando attraverso una fitta rete di osservatori tutti i campionati regionali e provinciali e i risultati sono stati più che positivi. I recenti esordi in Serie A di (altri) due ragazzi della Primavera, Gianluca Caprari e Alessandro Florenzi, lo stanno a testimoniare. Perché, si sa, gli scudetti in bacheca contano, ma conta di più far diventare un calciatore vero un ragazzino preso a 12, 13 anni da questo o quel quartiere, magari a costo zero.