Paolo Zeppilli, cardiologo e responsabile medico Figc, ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, del protocollo sanitario della commissione medico scientifica e dell’eventuale ripresa dei campionati: «Cominciamo col chiarire un aspetto importante. La commissione medico scientifica che mi onoro di presiedere, composta da grandi esperti, ha elaborato un protocollo sanitario con le linee guida, ma non indica date per la ripresa dell’attività. Quella è competenza governativa. Noi da tecnici – come richiesto dalla Federcalcio – dovevamo semplificare tutta una serie di norme indispensabili per prepararsi alla cosiddetta fase due».
Professor Zeppilli, non deciderete voi quando ripartire, ma siamo vicini a quel momento?
«Difficile stabilirlo. Bisognerà vedere come sarà l’andamento delle prossime settimane. Quello che noi chiariamo sin dalla prima parte del protocollo (composto da 30 slide) è che, fin quando non sarà disponibile un vaccino, il rischio zero sul coronavirus non esiste e dunque vanno create le condizioni di sicurezza migliori possibili, quando le autorità decideranno che il calcio potrà riprendere».
Una ripresa a scaglioni, con la Serie A che anticiperebbe.
«Sì perché il nostro protocollo parte da un gruppo essenziale formato da giocatori, staff tecnico e medico, magazzinieri e altri uomini utili a far lavorare per tre settimane la squadra, in un ambiente da sanificare regolarmente e isolato dall’esterno. Dopo che l’intero gruppo, dunque anche i non atleti, si è sottoposto a una serie di controlli rigidi che escludano la positività. Vengono identificati per gli esami tre sottogruppi: i soggetti che non hanno accusato mai alcun fastidio, quelli che sono risultati positivi ma con conseguenze lievi e altri che invece si sono ammalati. Questi ultimi, saranno sottoposti anche a Tac polmonare e altri esami cardiologici, cui invece non dovranno far ricorso gli altri gruppi che comunque effettueranno il cosiddetto tampone, ripetuto in ventiquattr’ore, che attesti la negatività e i test sierologici per valutarne gli anticorpi. A quel punto, superato ogni controllo. Si potrà cominciare a lavorare in un centro sportivo che dovrà avere a disposizione una foresteria per consentire al gruppo di vivere senza spostarsi e avere contatti esterni».
Se in questa fase un giocatore risultasse positivo?
«Dovremmo isolarlo e valutare bene la situazione. Ma è una cosa che potrà capitare anche un domani quando tutti saranno vaccinati. Un po’, per fare un esempio, se magari oggi un atleta risultasse malato di morbillo, per il quale è vaccinata oltre il 90 per cento della popolazione. Anche in questi casi si procederebbe con l’isolamento».